«Si potrebbe dire che al vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere si è sostituito un potere di far vivere o di respingere nella morte»
Il termine biopolitica (composto da bìos "βίος", vita e da polis "πολις", città) ricorre con vari significati nella storia della filosofia e nella politologia. Usato ad esempio in una concezione organicistica negli anni venti da Rudolf Kjellén, oppure da Georges Bataille all'inizio del Novecento[1], diviene centrale nel dibattito filosofico in seguito all'uso che ne ha fatto Michel Foucault a partire dalla metà degli anni settanta del Novecento.