Nell'astronomia planetaria l'equante (in latino punctum aequans) è un ipotetico punto posto sulla linea degli apsidi di un pianeta caratterizzato dal fatto che la velocità angolare del pianeta misurata dal punto equante è costante nel tempo.
Nella storia dell'astronomia il metodo dell'equante è un metodo sviluppato nel II secolo d.C. da Claudio Tolomeo per descrivere come uniforme la velocità angolare con cui i pianeti percorrono la loro orbita. L'introduzione di questa correzione è il principale contributo di Tolomeo alla descrizione dei moti planetari. In particolare il metodo compare per la prima volta nel V libro dell'Almagesto, dove è utilizzato per migliorare il modello dell'orbita lunare proposto da Ipparco. Tuttavia, il metodo di Tolomeo potrebbe essere solo un perfezionamento del "metodo dell'equante concentrico", presente in testi indiani del V-VII secolo d.C., ma forse merito di un astronomo greco posteriore a Ipparco e precedente Tolomeo.[1]