Un horreum (utilizzato generalmente al plurale: horrea) era un magazzino pubblico annonario utilizzato in epoca romana. Il termine latino ha il significato di "granaio", ma gli edifici che ebbero questo nome erano utilizzati per il deposito di diversi tipi di merci[1].
Alla fine del periodo imperiale esistevano a Roma circa 300 horrea[2] e i più importanti erano di enormi dimensioni[3]. La quantità di spazio disponibile negli horrea pubblici era tale che alla morte di Settimio Severo nel 211 vi era contenuta una quantità di cibo sufficiente a sfamare la popolazione di Roma per sette anni[4].
I primi horrea pubblici conosciuti furono costruiti a Roma alla fine del II secolo a.C., ad opera di Gaio Gracco (123 a.C.). Il termine fu in seguito impiegato per designare qualsiasi luogo adibito alla custodia delle merci (anche per le cantine - horrea subterranea - o i luoghi in cui erano custodite opere d'arte o le biblioteche). Horrea di minori dimensioni si trovavano in tutte le città romane dell'impero; gli horrea militari erano ospitati negli accampamenti romani, e vi erano conservate provviste sufficienti per un anno, da utilizzare in caso di assedio.
Vi erano conservati prevalentemente beni alimentari. Alcuni horrea pubblici furono utilizzati in modo simile alle banche, per custodire beni di valore.