Obidossima | |
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Nome IUPAC | |
1,1'-[ossibis(metilene)]bis{4-[(E)- (idrossiimino)metil]piridinium} | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C14H16N4O32+ |
Massa molecolare (u) | 288,302 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 204-059-5 |
Codice ATC | V03 |
PubChem | 5485192 |
SMILES | C1=CN(C=CC1=C[NH+]=O)COCN2C=CC(=C[NH+]=O)C=C2.[Cl-].[Cl-] |
Dati farmacocinetici | |
Escrezione | Renale |
Indicazioni di sicurezza | |
L'obidossima (o obidoxima) è un farmaco utilizzato come antidoto specifico nell'avvelenamento da alchilfosfati, alchiltiofosfati, esteri dell'acido fosforico ed esteri dell'acido tiofosforico. La molecola è in grado di riattivare l'enzima acetilcolinesterasi inibito dai composti organofosfati e dal gas nervino.[1][2]
Gli esteri organofosforici inducono effetti tossici acuti principalmente inibendo l'attività della acetilcolinesterasi a livello delle sinapsi colinergiche del sistema nervoso. In seguito ad intossicazione l'enzima acetilcolinesterasi viene inattivato grazie ad un processo di alchilfosforilazione. L'inattivazione determina un accumulo di acetilcolina che in un primo momento stimola la neurotrasmissione e dopo la inibisce. La gravità dell'avvelenamento dipende dal grado di inibizione dell'acetilcolinesterasi.[3]
Nei soggetti intossicati la causa di morte più frequente è l'insufficienza respiratoria, la quale si instaura per l'indebolimento dei muscoli della respirazione (sindrome nicotinica), per la comparsa di una sindrome muscarinica polmonare (caratterizzata da broncospasmo e broncorrea), e per depressione dei centri del respiro ponto midollari nel sistema nervoso centrale.[4]