L'onicectomia[1], comunemente nota come deungulazione[1][2] o declawing[3], è un'operazione per rimuovere chirurgicamente gli artigli di un animale mediante l'amputazione di tutte o parte delle falangi distali, o ossa terminali, delle dita dell'animale. Poiché l'artiglio si sviluppa dal tessuto germinale all'interno della terza falange, l'amputazione dell'osso è necessaria per rimuovere completamente l'artiglio. I termini onicectomia (origine dal greco ὄνυξ onyx, 'unghia' + ἐκτομή ektomē, 'escissione') e declawing implicano la mera rimozione dell'artiglio, ma una descrizione più appropriata sarebbe falangectomia[4], l'escissione dell'osso dell'alluce.
Sebbene sia ancora comune in diversi paesi, fra cui Canada e Stati Uniti[5], l'onicectomia è considerata un atto di crudeltà sugli animali poiché causa sofferenza fisica e psicologica all'animale, anche se l'effettiva entità di questa sofferenza sia oggetto di dibattito[6]. In Italia tale pratica è vietata dall'articolo10 della Legge 201 del 4 novembre 2010[7] che vieta gli interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia senza scopi curativi, seguendo le linee guida indicate nella Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia.[8]