La sinalèfe (dal greco συναλοιφή = fusione insieme) è una figura metrica in cui, nel conteggio delle sillabe di un verso, sono unificate in una sola posizione la vocale finale d'una parola e quella iniziale della parola successiva.
Un primo esempio lo si può notare nel verso
«mi ritrovai per una selva oscura»
Il suo schema metrico, in cui si evidenzia la sinalefe, è il seguente
sill 1 | sill 2 | sill 3 | sill 4 | sill 5 | sill 6 | sill 7 | sill 8 | sill 9 | sill 10 | sill 11 |
mi | ri | tro | vai | per | u | na | sel | va‿o | scu | ra |
Tale fenomeno è costante nella metrica italiana e ogni deviazione da esso è infatti eccezionale, sebbene nel Duecento l'autore potesse decidere di non applicarla tra segni di interpunzione. Tale divaricazione tra metrica e sintassi è stata progressivamente esasperata nella poesia postromantica con il risultato di mettere in discussione e poi demolire gli istituti secolari della versificazione italiana. Si noti ad esempio il verso pascoliano
«tra me dico, a voce alta. - In bocca al lupo!»
sill 1 | sill 2 | sill 3 | sill 4 | sill 5 | sill 6 | sill 7 | sill 8 | sill 9 | sill 10 | sill 11 |
Tra | me | di | co,‿a | vo | ce‿al | ta.‿In | boc | ca‿al | lu | po |
Da questo esempio si deduce che la sinalefe non implica, nella lettura ad alta voce, la caduta della prima vocale, né una velocità d'enunciato maggiore: il verso può essere letto con ritmo e pause determinati in base alle implicazioni semantiche.