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Alfabeti greci arcaici

Alfabeto greco arcaico su una kylix attica a figure nere (Museo archeologico nazionale di Atene)

Durante il periodo arcaico e i primi decenni del periodo classico nell'Antica Grecia sono state utilizzate molte varianti locali dell'alfabeto greco, fino a quando non sono state rimpiazzate intorno al 400 a.C. dall'alfabeto di 24 lettere dell'età classica, un sistema di scrittura ancora oggi adoperato e standardizzato dalle popolazioni greche nei secoli. Tutte le varianti dell'alfabeto greco si basavano sull'alfabeto fenicio, con l'eccezione della lettera samekh (𐤎), la cui variante greca xi (Ξ) era utilizzata solamente da un sottogruppo di alfabeti greci, e della lettera upsilon (Y), introdotta in Grecia per rappresentare il suono vocalico /u/.[1][2]

Gli alfabeti locali, definiti epicori, si differenziavano in vari modi: nell'utilizzo delle lettere consonantiche chi (X), phi (Φ) e psi (Ψ); nell'utilizzo delle lettere vocaliche omega (Ω) ed eta (Η), in assenza o meno della lettera eta pronunciata come fricativa glottidale sorda, [h]; nell'utilizzo o meno di talune lettere arcaiche come digamma (Ϝ), qoppa (Ϙ) e san (Ϻ); e in molti dettagli che riguardano la forma di ciascuna lettera nello specifico.

Il sistema oggi conosciuto come l'alfabeto greco standard era originariamente una variante diffusa nelle città ioniche dell'Asia Minore. Venne adottato ufficialmente ad Atene nel 403 a.C. e dalla maggior parte della civiltà greca intorno alla metà del IV secolo a.C.

  1. ^ Egbert J. Bakker e Roger D. Woodard, Phoinikeia grammata: an alphabet for the Greek language, in A companion to the ancient Greek language, Oxford, Blackwell, 2010, p. 26-46.
  2. ^ Lilian H. Jeffery, The local scripts of archaic Greece, Oxford, Clarendon, 1961, p. 21.

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