Costituzione polacca di maggio | |
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Prima pagina del manoscritto originale: la data del 3 maggio 1791 è indicata in alto a destra | |
Titolo esteso | Atto del Governo (Ustawa Rządowa) |
Stato | Confederazione polacco-lituana |
Tipo legge | Legge fondamentale dello Stato |
Proponente | Stanislao II Augusto Poniatowski, Stanisław Małachowski, Hugo Kołłątaj, Ignacy Potocki, Stanisław Staszic, Scipione Piattoli et al. |
Promulgazione | 3 maggio 1791 |
Abrogazione | 1793 |
La costituzione del 3 maggio 1791 (in polacco Konstytucja 3 maja; in lituano Gegužės trečiosios konstitucija, lett. "Costituzione del 3 maggio"), intitolata Atto del Governo (Ustawa Rządowa), fu una carta fondamentale adottata dal Grande Sejm (anche detto Sejm dei quattro anni, tenutosi dal 1788 al 1792) per la Confederazione polacco-lituana, ovvero la duplice monarchia che comprendeva la Corona del Regno di Polonia e il Granducato di Lituania.[1][2] La Costituzione fu realizzata al fine di innovare in maniera radicale il sistema politico vigente nella Repubblica delle Due Nazioni: prima dell'introduzione delle riforme, la nazione aveva vissuto un periodo travagliato a cominciare dalla seduta del Sejm del 1764 e dalle successive elezioni di quell'anno di Stanislao Augusto Poniatowski, ultimo monarca della Confederazione.
Il testo giuridico si proponeva di introdurre una monarchia costituzionale più efficiente, riconoscere l'uguaglianza politica tra gente comune e nobiltà e porre i contadini sotto la protezione del governo, mitigando i peggiori abusi derivanti dagli eccessi della servitù della gleba. Da quel momento, cessò inoltre di esistere il paralizzante liberum veto, usato per la prima volta nel 1653, attraverso cui anche un solo membro del parlamento poteva bloccare l'iter legislativo di approvazione di una proposta.[3] Le potenze vicine della Confederazione reagirono con ostilità all'adozione della carta fondamentale; Federico Guglielmo II ruppe l'alleanza del Regno di Prussia con la Confederazione polacco-lituana e si unì a Caterina la Grande della Russia imperiale e alla confederazione di Targowica, un'organizzazione composta da magnati polacchi contrari ai piani adottati dal loro monarca. A meno di 19 mesi di distanza dall'emanazione della carta costituzionale, la Russia decise di agire militarmente, innescando un conflitto.[4]
Fu dichiarata nulla dal Sejm di Grodno che si riunì nel 1793, sebbene le basi sulle quali si reggeva la decisione del Sejm poggiassero su argomentazioni giuridiche alquanto discutibili.[5] La seconda e terza spartizione della Polonia, avvenute rispettivamente nel 1793 e nel 1795, posero fine all'esistenza sovrana della Polonia fino alla fine della prima guerra mondiale nel 1918. In quei 123 anni, la Costituzione del 1791 contribuì a mantenere vive le aspirazioni polacche per l'eventuale ripristino della sovranità del paese. Nelle parole di due dei suoi fautori principali, Ignacy Potocki e Hugo Kołłątaj, la Costituzione del 1791 rappresentava "le ultime volontà e il testamento di una Madrepatria morente".[nota 1]
La Costituzione del 3 maggio 1791 combinava una repubblica monarchica con una chiara divisione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. È considerata tra le prime (se non la prima) realizzata in forma scritta dell'Europa moderna e la seconda costituzione moderna del mondo (dopo la Costituzione statunitense del 1787).[nota 2][1][6][7][8][9]
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