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Dipendenza

Disambiguazione – Se stai cercando l'entità geopolitica, vedi Territorio dipendente.
Disambiguazione – Se stai cercando il concetto informatico, vedi Dipendenza (informatica).
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Lo schema mostra il grado di dipendenza e di danno fisico di alcune sostanze stupefacenti.

Per dipendenza si intende un'alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. L'individuo dipendente tende a perdere la capacità di un controllo sull'abitudine.[1][2]

Il DSM-V e l’ICD-10, i testi di riferimento internazionale per la diagnosi psichiatrica, indicano il segno cardinale della dipendenza nell’uso compulsivo di una sostanza a dispetto della consapevolezza delle conseguenze negative, in sostanza la perdita del controllo volontario del comportamento.

Gli avanzamenti delle neuroscienze hanno portato a far luce su alcuni dei meccanismi cerebrali correlati alle dipendenze. Il modello di spiegazione neurobiologico della dipendenza sembra corroborato dai risultati sperimentali sui modelli animali, e anche dai numerosi reperti ottenuti con le nuove tecniche di visualizzazione in vivo delle funzioni del cervello umano, come la PET e la risonanza magnetica funzionale. Questi strumenti di indagine sembrano rilevare specifiche alterazioni funzionali e anche strutturali, per questo croniche, nel sistema nervoso centrale dei soggetti dipendenti.

Per queste ragioni, la dipendenza come malattia è concettualizzata come una patologia cronica del cervello. Il modello concettuale della dipendenza come malattia cronica del cervello, è esemplarmente illustrato da un citatissimo lavoro di Alan Leshner uscito nel 1997 su Science. All’epoca direttore del National Institute on Drug Abuse statunitense – il più grande ente mondiale per lo studio e l’intervento sulle tossicodipendenze - Leshner scriveva che nei soggetti vulnerabili l’uso prolungato di sostanze modifica le strutture e le funzioni del sistema nervoso centrale facendo scattare “un interruttore metaforico nel cervello” che porta alla “condizione di dipendenza, caratterizzata dalla ricerca e dall’uso compulsivo”[3]. L'idea della dipendenza come malattia cronica del cervello ad andamento recidivante presenta tuttavia alcune serie incongruenze, come il fatto che molto spesso gli individui superano questa condizione senza ricorrere a cure, oppure che l'azione stessa delle sostanze psicoattive e la loro capacità di indurre dipendenza sono modulate da numerosi fattori di tipo psicologico e sociale[4].

La dipendenza clinica da più sostanze o comportamenti in contemporanea o in sostituzione di uno di essi, in un preciso schema ricorrente e a lungo tempo, prende il nome di polidipendenza.[5]

  1. ^ Angres DH, Bettinardi-Angres K, The disease of addiction: origins, treatment, and recovery, in Dis Mon, vol. 10, ottobre 2008, pp. 696–721, DOI:10.1016/j.disamonth.2008.07.002, PMID 18790142.
  2. ^ American Society for Addiction Medicine, Definition of Addiction, 2012. URL consultato il 25 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2018).
  3. ^ A. I. Leshner, Addiction is a brain disease, and it matters, in Science (New York, N.Y.), vol. 278, n. 5335, 3 ottobre 1997, pp. 45–47. URL consultato il 18 luglio 2017.
  4. ^ Stefano Canali, La dipendenza come malattia cronica del cervello? - PSICOATTIVO, in PSICOATTIVO, 17 febbraio 2017. URL consultato il 18 luglio 2017.
  5. ^ Pinamonti, Rossin, p.29.

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