Il termine esternalismo identifica una serie di posizioni nella filosofia della mente. Queste posizioni, con qualche approssimazione, sono accomunate dall'idea che la mente dipenda da qualcosa che è esterno al corpo (in particolare al sistema nervoso o al cervello). L'esternalismo si contrappone all'internalismo, che ritiene che la mente dipenda solo dall'attività interna al sistema nervoso. L'esternalismo cerca di superare il fossato galileiano rifiutando una separazione tra mondo mentale e mondo esterno.
In Italia, esternalismo e internalismo sono a volte definiti, soprattutto nell'ambito della filosofia del linguaggio, come internismo ed esternismo. Le motivazioni anche filologiche e corrette si scontrano con l'uso diffuso e con un certo esoterismo. Anche a costo di concedersi a un banale calco dall'inglese, ma soprattutto per seguire la tradizione che arriva dalle scienze cognitive, qui utilizzeremo "internalismo" ed "esternalismo".
Ovviamente l'esternalismo non nega il fatto che, senza il cervello e il sistema nervoso, non si ha nessuna mente. Ma l'esternalismo mette in discussione: 1) che il cervello sia sufficiente a produrre la mente e 2) che il cervello, quello che i neuroni fanno o le loro proprietà siano l'unica base fisica per i processi e/o i contenuti mentali.
Esistono numerose posizioni esternaliste che si differenziano in base al tipo e alla forza della relazione tra la mente e il mondo esterno. William Lycan ne parla nei termini seguenti: "Da quando una Terra Gemella [Twin Earth, in inglese] è stata scoperta dagli esploratori americani dello spazio filosofico nel corso degli anni settanta", l'esternalismo si è suddiviso in numerose varianti (Lycan 2001 [1], p. 17). Un compendio efficace di tali varianti, almeno fino al 2003, è proposto da Mark Rowlands [2]. Con una certa approssimazione e seppure con gradazioni diverse, tutte le varianti sottolineano l'importanza di fattori esterni al sistema nervoso: la mente potrebbe dipendere anche da fattori esterni, ma essere sostanzialmente qualcosa che avviene all'interno del sistema nervoso; all'opposto, la mente potrebbe dipendere necessariamente da o persino essere identica a processi fisici parzialmente o totalmente esterni al sistema nervoso.
Un altro criterio importante per differenziare le posizioni esternaliste riguarda quali aspetti della mente siano posti all'esterno del sistema nervoso. Alcuni autori si concentrano esclusivamente sugli aspetti cognitivi (per esempio Andy Clark e David Chalmers [3], Shaun Gallagher [4], Philip Robbins e Murat Aydede[5]). Altri autori, invece, affrontano direttamente il problema della mente cosciente: alcuni limitandosi solo al contenuto fenomenico (così William Lycan [1], Alex Byrne [6], o Francois Tonneau [7]), altri considerando i processi e i meccanismi della mente cosciente (così Teed Rockwell [8], o Riccardo Manzotti [9]). Per lo più, ma non necessariamente, si ritiene che esternalizzare la cognizione sia più facile che esternalizzare la coscienza fenomenica.
A seconda che si reputi possibile esternalizzare solo il contenuto degli stati mentali (sia esso un contenuto di tipo cognitivo o fenomenico), oppure i meccanismi (vehicles, in inglese), si parla di esternalismo di contenuto oppure procedurale.