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8 | 8 | ||||||||
7 | 7 | ||||||||
6 | 6 | ||||||||
5 | 5 | ||||||||
4 | 4 | ||||||||
3 | 3 | ||||||||
2 | 2 | ||||||||
1 | 1 | ||||||||
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Negli scacchi, il finale è la parte conclusiva della partita, in cui sono presenti sulla scacchiera solamente pochi pezzi oltre ai due re.
Sebbene non sia sempre chiaro in che punto finisce il mediogioco e comincia il finale, queste due parti della partita sono però decisamente diverse in alcune caratteristiche fondamentali. Un esempio è il ruolo del re: se nel mediogioco questo viene mosso raramente, in quanto è possibile attaccarlo e rischia di subire il matto, nel finale è invece un pezzo molto attivo, fondamentale sia nell'attacco che nella difesa; per questo si trova spesso al centro della scacchiera, quando nelle fasi centrali della partita è generalmente tenuto a lato.
Un'altra peculiarità è la lotta per portare almeno un pedone a promozione; il ridotto numero di pedoni in campo permette infatti che alcuni di essi siano passati, ovvero non abbiano altri pedoni sulla loro stessa colonna o sulle colonne adiacenti. La possibilità o la minaccia di promuovere questi pedoni diventa spesso un fattore molto importante nei finali.
Generalmente, dato che il numero di pezzi è ridotto, il valore di ognuno dei restanti aumenta, così come il loro raggio d'azione; i sacrifici sono più difficili da realizzare e, quando avvengono, portano di solito allo scacco matto, oppure alla promozione forzata di uno o più pedoni.
È difficile individuare un punto di partenza per lo studio dei finali: non c'è un ristretto insieme di elementi basilari, come per il mediogioco, o un piccolo insieme di mosse iniziali, come in apertura, dato che non esiste una posizione univoca di partenza, comune a tutti i finali.
Si può effettuare una classificazione dei finali per tipologie di posizione, soprattutto in base al tipo di pezzi rimasti in campo. Per questo, la suddivisione comunemente accettata, di portata più generale, è la seguente: