Invasione della Jugoslavia parte della campagna dei Balcani del Fronte Jugoslavo e della seconda guerra mondiale | |||
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Colonna di Panzer IV della 11. Panzer-Division in marcia verso Belgrado | |||
Data | 6 aprile - 17 aprile 1941 | ||
Luogo | Jugoslavia | ||
Esito | |||
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Comandanti | |||
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L'invasione della Jugoslavia (chiamata anche guerra d'aprile soprattutto dalla storiografia jugoslava e identificata con il nome in codice Operazione 25 dall'Asse)[2][3] fu l'attacco sferrato dalle potenze dell'Asse contro il Regno di Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale.
Adolf Hitler, interessato ad organizzare una grande campagna militare nei Balcani per aiutare l'alleato Benito Mussolini nell'invasione italiana della Grecia e consolidare la situazione strategica della Germania nazista, decise, il 27 marzo 1941, di dare inizio all'invasione dopo aver appreso di un colpo di Stato a Belgrado da parte di militari favorevoli alla Gran Bretagna.[4]
La campagna, iniziata il 6 aprile seguente con un devastante bombardamento aereo della Luftwaffe sulla capitale jugoslava, fu caratterizzata dalla rapida e agevole avanzata delle Panzer-Division tedesche, che sbaragliarono ogni resistenza; l'esercito jugoslavo si disgregò e lo Stato, minato anche da profondi contrasti politici ed etnici interni, si dissolse.
La Wehrmacht diede una nuova impressionante dimostrazione di superiorità militare e Hitler e i suoi alleati poterono frantumare il territorio jugoslavo, organizzare governi collaborazionisti e dare inizio all'invasione tedesca della Grecia, ma sul territorio si sviluppò rapidamente una guerriglia nazionalista e monarchica, seguita quindi dalla crescente azione dei partigiani comunisti di Josip Broz Tito, che avrebbero ben presto messo in notevole difficoltà le truppe occupanti dell'Asse.