Jazz manouche (Gypsy jazz) | |
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Origini stilistiche | Jazz Musica classica Musica etnica Swing |
Origini culturali | Nasce da musicisti Swing appartenenti alla popolazione nomade Sinti, chiamata anche Manouches in Francia. Il principale contribuente alla nascita di questo genere è Django Reinhardt. |
Strumenti tipici | Chitarra acustica Archtop Violino Fisarmonica Contrabbasso Clarinetto |
Popolarità | Nasce alla fine degli anni '20, ma raggiunge il massimo della popolarità dalla fine degli anni '30 e '40 in Francia, fino allo scioglimento del Quintette du Hot Club de France. |
Generi correlati | |
Swing Jazz |
Il jazz manouche[1] (anche noto come gypsy jazz, gypsy swing o hot club jazz) è uno degli stili del jazz sviluppato dal chitarrista Jean "Django" Reinhardt, del clan Sinti Manouche, a Parigi negli anni '30.[2]
Si definisce jazz manouche quello stile musicale melodico cadenzato in cui trovano la massima espressione gli strumenti a corda (chitarre, bassi, violini...), tipico delle band gitane. Questo genere musicale trae la sua origine dall'esperienza artistica del chitarrista Django Reinhardt, che ne è considerato l'ideatore e il massimo esponente: egli ha reso possibile l'unione tra l'antica tradizione musicale gitana del ceppo dei Manouches e il jazz americano.
Il frutto di questa unione è un genere che coniuga la sonorità e la creatività espressiva dello swing degli anni trenta con il filone musicale del valse musette francese ed il virtuosismo eclettico gitano.
Il Gypsy jazz o jazz manouche ha continuato per tutto il corso del secolo scorso ed ancora oggi. Tra i contemporanei della sfera tipicamente tzigana vi sono: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Jimmy Rosenberg, Joscho Stephan e Frank Vignola.