Cogia di Owen | |
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Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Cetacea |
Sottordine | Odontoceti |
Famiglia | Physeteridae |
Genere | Kogia |
Specie | K. sima |
Nomenclatura binomiale | |
Kogia sima (Owen, 1866) | |
Sinonimi | |
Kogia simus | |
Areale | |
Il cogia di Owen (Kogia sima (Owen, 1866)) è un cetaceo che abita gli oceani temperati e tropicali di tutto il mondo, in particolare in prossimità delle piattaforme e dei margini continentali.
Venne descritto per la prima volta dal biologo Richard Owen nel 1866 sulla base di illustrazioni realizzate dal naturalista Sir Walter Elliot, ma è stato considerato come un sinonimo del cogia di de Blainville (Kogia breviceps) dal 1878 al 1998. È un cetaceo di piccole dimensioni, lungo 2-2,7 m e del peso di 136-277 kg, caratterizzato da colorazione grigia, testa squadrata, mascelle piccole e corpo robusto. Il suo aspetto è molto simile a quello del cogia di de Blainville, dal quale si differenzia solamente per la posizione della pinna dorsale - posta in posizione meno arretrata e più centrata rispetto a quella di quest'ultimo.
Il cogia di Owen è un predatore che si nutre per «risucchio» soprattutto di calamari e vive in piccoli branchi di 1-4 esemplari. A sua volta viene predato dalle orche (Orcinus orca) e dagli squali di maggiori dimensioni, come lo squalo bianco (Carcharodon carcharias). Quando è spaventato, può emettere dall'ano un fluido bruno-rossastro, in maniera simile ad un calamaro. La maggior parte di quel che sappiamo su questa specie si deve all'esame degli esemplari spiaggiati, dal momento che gli avvistamenti in mare sono rari. Molti di questi animali spiaggiati muoiono per infezioni parassitarie o per insufficienza cardiaca.
Il cogia di Owen viene cacciato in piccolo numero nelle acque asiatiche, ma è minacciato soprattutto dall'ingestione di plastica o dagli intrappolamenti nelle reti lasciate alla deriva. Finora non è mai stata effettuata una stima della popolazione, pertanto l'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) considera il suo stato di conservazione «insufficientemente conosciuto» (Data Deficient).