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Neolitico preceramico

Siti del PPNB (neolitico preceramico B, circa 7500 a.C.)

Il neolitico preceramico (Pre-Pottery Neolithic o, in sigla, PPN, diviso nelle due fasi A e B) rappresenta le culture archeologiche neolitiche che si svilupparono nelle regioni mediorientali e altomesopotamiche della cosiddetta Mezzaluna fertile.

Succedette intorno all'8.200 - 7.200 a.C. circa alla cultura natufiana del mesolitico e le sue due fasi furono definite dall'archeologa Kathleen Kenyon nel sito archeologico di Gerico (Palestina) e sono caratterizzate dall'assenza di ceramica. La fase climatica era di clima arido (Dryas II). La fase B è datata tra il 7.200 e il 6.200 a.C. e sembra sia terminata in corrispondenza di un brusco calo delle temperature, durato circa due secoli.

Nel sito di 'Ain Ghazal, in Giordania è stata individuato un periodo C del neolitico preceramico, (7250 a.C. - 5000 a.C.). Juris Zarins ha proposto un collegamento con la cultura arabica pastorale, che si sarebbe sviluppata a seguito di un maggiore sviluppo delle attività pastorali dopo la crisi climatica e alla fusione con la cultura tardo-natufiana di cacciatori e raccoglitori della Palestina meridionale (cultura harifiana). Questo sviluppo avrebbe collegamenti con le culture del Fayyum e del deserto orientale egiziano e si sarebbe diffuso lungo le coste del Mar Rosso e dalla Siria verso l'Iraq meridionale[1]

Nella fase A si utilizzavano frumento, orzo e legumi, ma non ci sono prove che indichino che fossero coltivati anziché semplicemente raccolti. Tra gli strumenti sono conosciute sia lame a forma di falce, sia pietre da macina, che confermano l'utilizzo di cereali. Nella fase B le popolazioni sembrano essere maggiormente dipese dall'allevamento, che integrò la precedente economia (agricoltura e/o caccia e raccolta).

  1. ^ Zarins, Juris, "Pastoral Nomadism in Arabia: Ethnoarchaeology and the Archaeological Record," in O. Bar-Yosef and A. Khazanov a cura di), "Pastoralism in the Levant", 1992.

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