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Publio Clodio Pulcro

Publio Clodio Pulcro
Tribuno della plebe della Repubblica romana
Nome originalePublius Clodius Pulcher
Nascita93 o 92 a.C.[1]
Roma
Morte18 gennaio 52 a.C.
Bovillae
ConsorteFulvia
FigliPublio Claudio,
Clodia Pulcra
PadreAppio Claudio Pulcro
Questura61 a.C.
Edilità56 a.C.
Tribunato della plebe58 a.C.

Publio Clodio Pulcro (in latino Publius Clodius Pulcher; Roma, 93 o 92 a.C.[1][2]Bovillae, 18 gennaio 52 a.C.) è stato un politico romano.

Esponente dell'importante gens aristocratica dei Claudii, che vantava fra i propri antenati personaggi illustri come Appio Claudio Cieco, si avvicinò, fin da giovane, alla politica della fazione dei populares, e si rese in più casi colpevole di atti di sovversione e corruzione. In occasione della congiura di Catilina, nel 63 a.C., collaborò con il console Marco Tullio Cicerone, che tuttavia testimoniò contro di lui nel 61 a.C., durante il processo per lo scandalo della Bona Dea, processo nel quale fu tuttavia assolto perché i giurati che avrebbero dovuto emettere la decisione furono corrotti dal ricco e potente Crasso. Deciso a perpetrare la propria vendetta, Clodio fu adottato da una famiglia plebea e così, effettuata la transitio ad plebem, poté essere eletto tribuno della plebe per il 58 a.C. Fu dunque promotore di un'attività legislativa particolarmente intensa, propose e fece approvare una serie di plebisciti che contribuirono nel complesso a indebolire il senato a favore delle assemblee popolari.

Terminato il tribunato clodiano, l'aristocrazia senatoria si adoperò per cancellarne gran parte delle realizzazioni, mentre attorno a Clodio si radunarono gruppi di sostenitori, reclutati tra la plebe urbana, che diedero origine a numerosi disordini, contribuendo a creare nell'Urbe un diffuso clima di tensione e violenza. Clodio, dunque, divenuto punto di riferimento del popolo romano, fu prima edile, e si candidò poi alla pretura per il 52 a.C., deciso ad attuare un programma rivoluzionario. Pochi giorni prima dei comizi elettorali, tuttavia, Clodio perse la vita in uno scontro tra i propri uomini e i seguaci di Tito Annio Milone, candidato al consolato per il medesimo anno e suo nemico politico.

La sua figura, tra le più importanti nello scenario della crisi della repubblica romana, fu a lungo considerata come simbolo di corruzione e violenza, come appare in numerose opere di Cicerone. È stato tuttavia rivalutato dalla storiografia recente, che ha veduto in lui ora un agente dei triumviri, ora un uomo dalle geniali intuizioni politiche.

  1. ^ a b Fezzi 2008, p. 13.
  2. ^ F. Ryan, Das Geburtsjahr des Clodius, in Rivista Storica dell'Antichità, 2000, pp. 165-169.

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