In linguistica, per purismo si intende la tendenza ad individuare in una specifica lingua una varietà linguistica più pura delle altre ed a intenderla come modello ideale. Il purismo linguistico fu istituzionalizzato attraverso accademie linguistiche (per le quali l'Accademia della Crusca, sorta ufficialmente nel 1585 per preservare la bellezza del volgare fiorentino e in seguito della lingua italiana, divenne un esempio in Europa) e le loro decisioni sono spesso sostenute dalla legge.[1]
Il declino percepito e lamentato dai puristi può avere la forma del cambiamento del vocabolario, del sincretismo degli elementi grammaticali o dei prestiti.[senza fonte] Il purismo linguistico è una forma di grammatica normativa.[2] La similarità indesiderata è spesso in relazione ad una lingua vicina i cui parlanti sono culturalmente o politicamente dominanti.[senza fonte] L'ideale astratto può invocare logica, chiarezza o la grammatica delle lingue "classiche". Viene spesso presentato come conservativo, come una "protezione" di una lingua dalle "aggressioni" di altre lingue o come "conservazione" dello spirito popolare nazionale, ma è spesso innovativo nel definire una nuova norma. A volte fa parte di una politica linguistica governativa che viene rafforzata in vari modi.