Guerra civile tra al-Amin e al-Ma'mun | ||||
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La vittoria di Maʿmun su Amin. Pagina tratta da un manoscritto del Nigaristan, realizzato in Iran, probabilmente a Shiraz e risalente al 1573-1574 | ||||
Data | 811 – 813/819, con tumulti su scala minore proseguiti fino a poco dopo l'830 | |||
Luogo | Califfato abbaside (odierni Iran, Iraq, Siria ed Egitto) | |||
Esito | sconfitta e morte di Al-Amin; Al-Maʾmūn viene riconosciuto come califfo il 27 settembre 813 | |||
Schieramenti | ||||
Comandanti | ||||
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La Quarta Fitna (in arabo الفتنة الرابعة?) o grande guerra civile abbaside[1] è l'espressione con cui si indica il conflitto che coinvolse i fratelli Al-Amin e Al-Ma'mun per la successione al trono del Califfato abbaside. Il padre dei due contendenti, il califfo Harun al-Rashid, aveva nominato Al-Amin come suo primo successore, mentre Al-Ma'mun come secondo, concedendogli inoltre il Khorasan a titolo di appannaggio. In seguito anche il terzo figlio, tale Al-Qasim, venne designato come successore. Dopo la morte di Harun nell'809, Al-Amin gli succedette a Baghdad e poco più tardi, incoraggiato dalla corte, il giovane iniziò a cercare di sovvertire lo status autonomo del Khorasan. Al-Qasim fu rapidamente estromesso dalla corsa alla successione, mentre Al-Ma'mun cercò il sostegno delle élite provinciali del Khorasan e si mosse per affermare la propria autonomia. Mentre la frattura tra i due fratelli e i loro rispettivi schieramenti si allargava, Al-Amin dichiarò suo erede il figlio Musa e radunò un grande esercito. Nell'811, le truppe di al-Amin marciarono contro il Khorasan, ma il valente generale di Al-Ma'mun, Tahir ibn al-Husayn, le sconfisse nella battaglia di Ray, per poi invadere l'Iraq e assediare Baghdad stessa. La città si arrese dopo un anno, Al-Amin fu giustiziato e Al-Ma'mun divenne il nuovo califfo. Durante l'anno di assedio, la città oppose una strenua ed eroica resistenza grazie alla popolazione civile (il cui sostegno al califfo delinea uno scenario ben diverso da quello proposto dalla storiografia, logicamente favorevole al vincitore al-Ma'mūn). Dall'assedio, una buona metà della splendida metropoli califfale uscì totalmente distrutta, tanto che la nuova Baghdad fu ricostruita a oriente della precedente che rimase per secoli in macerie, a ricordo della spaventosa guerra fratricida.
Al-Ma'mun, tuttavia, scelse di rimanere nel Khorasan, anziché recarsi nella capitale. Tale scelta generò un vuoto di potere e acuì le divergenze di vedute tra la parte occidentale e orientale del califfato, invero già amplificate dalla guerra civile. Diversi governanti locali approfittarono dunque del periodo turbolento per imporsi in Giazira, Siria e Egitto. Inoltre, si verificò una serie di rivolte capeggiate dalla famiglia degli Alidi, con una delle insurrezioni capeggiate da Abu'l-Saraya a Kufa che si estese poi nel sud dell'Iraq, nell'Hegiaz e nello Yemen. Le politiche filo-khorasane perseguite dal potente visir di Al-Ma'mun, al-Fadl ibn Sahl, unite alla susseguente decisione di Al-Ma'mun di designare tra gli eredi l'alide ʿAlī al-Riḍā, alienarono la nobiltà storica di Baghdad, che si considerò sempre più emarginata. Come conseguenza, lo zio di Al-Ma'mun Ibrahim fu proclamato califfo rivale a Baghdad nell'817, evento il quale costrinse Al-Ma'mun a intervenire di persona. Fadl ibn Sahl fu assassinato e Al-Ma'mun lasciò il Khorasan alla volta di Baghdad, dove fece il suo ingresso nell'819. Gli anni successivi coincisero con il consolidamento dell'autorità di Al-Ma'mun e la reincorporazione delle province occidentali contro i ribelli locali, processo terminato però con la sola pacificazione dell'Egitto nell'827. Alcune ribellioni locali, in particolare quella scatenate dai khurramiti, si trascinarono molto più a lungo, ossia fino all'830.
Gli storici hanno interpretato il conflitto in modo non unanime; nelle parole dell'iranologo Elton L. Daniel, si è trattato di «un conflitto per la successione tra un Al-Amin piuttosto incompetente e assatanato e il suo fratello Al-Ma'mun, scaltramente capace; si trattò del prodotto di intrighi dell'harem, di un'estensione della rivalità personale tra i ministri Al-Fadl ibn Rabi e Al-Fadl ibn Sahl o di una lotta tra arabi e persiani per il controllo del potere».[2]
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