Rivoluzione abbaside | |||
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Il califfato al principio della rivoluzione e prima della battaglia del Grande Zab | |||
Data | 9 giugno 747 - luglio 750 | ||
Luogo | Grande Khorasan e moderni Iran e Iraq | ||
Esito | vittoria abbaside
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Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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La rivoluzione abbaside fu l'estromissione del califfato Omayyade (661–750), il secondo dei quattro maggiori califfati nella storia del primo Islam, da parte degli Abbasidi, che si arrogarono il diritto di creare un nuovo califfato "benedetto" (750–1258). Salendo al potere tre decenni dopo la morte del profeta musulmano Maometto e subito dopo il Califfato dei Rashidun, gli Omayyadi avevano costituito un impero arabo che governava su una popolazione che era composta prevalentemente da non-Arabi e da non-musulmani. I non arabi erano trattati come cittadini di seconda classe, indipendentemente dal fatto che si fossero convertiti all'Islam, e questo malcontento portò al rovesciamento degli Omayyadi.[1] La famiglia degli Abbasidi era discendente dal Profeta,[2].
La rivoluzione segnò di fatto la fine dell'impero arabo e l'inizio di uno Stato multietnico più inclusivo, in Vicino e Medio Oriente.[3] Ricordata come una delle rivoluzioni meglio organizzate della storia islamica, essa riorientò l'attenzione del mondo musulmano verso oriente.[4]