Sandro Pertini | |
---|---|
Ritratto ufficiale, 1978 | |
7º Presidente della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 9 luglio 1978 – 29 giugno 1985 |
Capo del governo | Giulio Andreotti Francesco Cossiga Arnaldo Forlani Giovanni Spadolini Amintore Fanfani Bettino Craxi |
Predecessore | Giovanni Leone |
Successore | Francesco Cossiga |
Presidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 5 giugno 1968 – 4 luglio 1976 |
Predecessore | Brunetto Bucciarelli-Ducci |
Successore | Pietro Ingrao |
Segretario del Partito Socialista Italiano | |
Durata mandato | 2 agosto 1945 – 18 dicembre 1945 |
Predecessore | Pietro Nenni |
Successore | Rodolfo Morandi |
Deputato dell'Assemblea Costituente | |
Durata mandato | 26 giugno 1946 – 31 gennaio 1948 |
Gruppo parlamentare | Socialista |
Circoscrizione | CUN |
Incarichi parlamentari | |
| |
Sito istituzionale | |
Senatore a vita della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 29 giugno 1985 – 24 febbraio 1990 |
Legislatura | IX, X |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano |
Tipo nomina | Nomina di diritto per un Presidente emerito della Repubblica Italiana |
Incarichi parlamentari | |
| |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 25 giugno 1953 – 7 luglio 1978 |
Legislatura | II, III, IV, V, VI, VII |
Gruppo parlamentare | PSI |
Circoscrizione | Genova - Imperia - La Spezia - Savona |
Incarichi parlamentari | |
| |
Sito istituzionale | |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 18 aprile 1948 – 24 giugno 1953 |
Legislatura | I |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano |
Tipo nomina | Senatore di diritto secondo la III disposizione transitoria e finale della Costituzione |
Incarichi parlamentari | |
| |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | ANCR (1920-1922) PSU (1924-1930) PSI (1930-1978)[1] |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza Laurea in scienze politiche |
Università | Università degli Studi di Modena Università degli Studi di Firenze |
Professione | Giornalista, avvocato |
Firma |
Sandro Pertini | |
---|---|
Pertini aspirante ufficiale del Regio Esercito alla Scuola Mitraglieri Fiat di Brescia | |
Nascita | Stella, 25 settembre 1896 |
Morte | Roma, 24 febbraio 1990 |
Cause della morte | Complicazioni in seguito ad una caduta |
Luogo di sepoltura | Cimitero di San Giovanni (Stella) |
Religione | Ateismo |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito Corpo Volontari della Libertà |
Arma | Artiglieria Fanteria |
Unità | 25º Reggimento di artiglieria Brigate Matteotti |
Reparto | Reparti mitraglieri |
Anni di servizio | 1915 - 1920 1943 - 1945 |
Grado | Tenente (Regio Esercito) Comandante (Corpo volontari della libertà) |
Ferite | Bruciatura da gas tossico fosgene |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte italiano (1915-1918) Guerra di liberazione italiana |
Battaglie | Battaglie dell'Isonzo Battaglia della Bainsizza Battaglia di Caporetto Mancata difesa di Roma Battaglia di Firenze |
Azioni | Conquista del Monte Jelenik durante la battaglia della Bainsizza |
Decorazioni | Medaglia d'argento al valor militare Medaglia d'oro al valor militare |
Studi militari | Scuola Mitraglieri Fiat di Brescia |
Altre cariche | Presidente della Repubblica Italiana Presidente della Camera dei deputati |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
«Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.[2]»
Alessandro Giuseppe Antonio Pertini[3], detto Sandro (Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990), è stato un politico, giornalista e partigiano italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985, primo socialista e unico esponente del PSI a ricoprire la carica.
Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell'Isonzo e, per diversi meriti sul campo, fu proposto per la medaglia d'argento al valor militare nel 1917, ma essendo stato segnalato come simpatizzante socialista su posizioni neutrali, l'onorificenza gli fu conferita solo nel 1985. Nel primo dopoguerra aderì al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere per aver redatto un opuscolo antifascista. Fu nuovamente condannato nel 1927 per aver favorito l'espatrio di Filippo Turati in Francia, dove lo seguì in esilio per evitare l'assegnazione per cinque anni al confino. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero e per questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino.
Solo nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato. Contribuì a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenni e Lelio Basso il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP). Il 10 settembre 1943 partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall'occupazione tedesca. Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. A Roma fu catturato dalle SS e condannato a morte; riuscì a salvarsi evadendo dal carcere di Regina Coeli assieme a Giuseppe Saragat e ad altri cinque esponenti socialisti grazie a un intervento dei partigiani delle Brigate Matteotti. Nella lotta di Resistenza fu attivo a Roma, in Toscana, Valle d'Aosta e Lombardia, distinguendosi in diverse azioni che gli valsero una medaglia d'oro al valor militare. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l'insurrezione di Milano e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e gli altri gerarchi fascisti.
Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di presidente della Camera dei deputati, infine fu eletto presidente della Repubblica Italiana l'8 luglio 1978. Andando spesso oltre il "basso profilo" tipico del ruolo istituzionale ricoperto, il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forte impronta personale che gli valse una notevole popolarità, tanto da essere ricordato come il "presidente più amato dagli italiani" o il "presidente degli italiani",[4][5][6] avendo ricevuto infatti l'82,3% dei voti, il più alto tra tutte le elezioni presidenziali della storia repubblicana.
Come capo dello Stato conferì l'incarico a sei presidenti del Consiglio dei ministri: Giulio Andreotti (del quale respinse le dimissioni di cortesia presentate nel 1978), Francesco Cossiga (1979-1980), Arnaldo Forlani (1980-1981), Giovanni Spadolini (1981-1982), Amintore Fanfani (1982-1983) e Bettino Craxi (1983-1987). Nominò cinque senatori a vita: Leo Valiani nel 1980, Eduardo De Filippo nel 1981, Camilla Ravera nel 1982 (prima donna senatrice a vita), Carlo Bo e Norberto Bobbio nel 1984; infine nominò tre giudici della Corte costituzionale: nel 1978 Virgilio Andrioli, nel 1980 Giuseppe Ferrari e nel 1982 Giovanni Conso.
Esponente democratico e riformista del socialismo italiano, durante la sua carriera si prodigò per la crescita del PSI e per l'unità dei socialisti italiani, opponendosi strenuamente alla scissione del 1947 e sostenendo la riunificazione delle sinistre. In qualità di presidente della Repubblica nel 1979 conferì, per la prima volta dal 1945, il mandato di formare il nuovo governo a un esponente laico, il repubblicano Ugo La Malfa, incaricando quindi, con successo, nel 1981, il segretario del PRI Giovanni Spadolini (primo non democristiano ad assumere la guida del governo dal 1945), e nel 1983 il segretario del PSI Bettino Craxi (primo uomo politico socialista a essere nominato presidente del Consiglio nella storia d'Italia).
Durante e dopo il periodo presidenziale non rinnovò la tessera del PSI, al fine di presentarsi al di sopra delle parti, pur senza rinnegare il suo essere socialista. Del resto, lasciato il Quirinale al termine del suo mandato presidenziale e rientrato in Parlamento come senatore a vita di diritto, si iscrisse al gruppo senatoriale del Partito Socialista Italiano. Fu sposato dal 1946 alla sua morte con Carla Voltolina, anch'essa partigiana e antifascista.