Yahweh (in ebraico יַהְוֶה?, anche Yahveh[Nota 1], in italiano anche Jahvè[1] o Iahvè[2]; pronuncia Iavè, /jaˈvɛ/[1][2][3]) è il dio del popolo ebraico. È descritto nella Bibbia ebraica.
Il culto dedicatogli da parte degli ebrei è attestato a partire dall'età del ferro nei regni ebraici di Israele e Giuda,[4] insieme ad altre divinità della religione siro-palestinese,[4] fra cui, in un primo momento, potrebbe aver avuto una consorte femminile, Asherah.[5] L'incertezza è dovuta alla difficoltà di chiarire se i siti archeologici in cui Yahweh è associato ad altre divinità siano siti ebraici o cananei e al fatto che "Asherah" potrebbe indicare non una dea ma un oggetto di culto.
Dopo il periodo dell'esilio babilonese (VI secolo a.C.) Yahweh risulta con certezza essere stato promosso a dio unico nella religione ebraica,[6] soppiantando definitivamente El (dio supremo delle religioni del Vicino Oriente) e assumendone gli attributi (tra cui gli epiteti El Shaddai, "Dio Onnipotente", ed El Elyon, "Dio Altissimo").[7]
Nella Bibbia ebraica, nella quale quindi, secondo la tradizione esegetica, Yahweh ed El sono da interpretare come lo stesso Dio, egli è descritto come potente e creatore (Genesi, 1[8]), ma anche legato da un patto con la famiglia di Giacobbe: severo nel punire le colpe, attento verso i penitenti, a fasi alterne dio locale e dio universale, protettore del popolo d'Israele.
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corrispondente
«JAHVÈ. - Nome proprio della divinità nel monoteismo ebraico. Si legge più di 6000 volte nella Bibbia e una volta nell'iscrizione di Mesha, re di Moab (sec. IX a. C.). Nell'originale scrittura semitica, che non segna le vocali, consta di quattro lettere (yōd, hē, wāw, hē) ed è perciò chiamato "nome tetragrammo". Per venerazione, non scevra di qualche superstizione, i Giudei già da più secoli a. C. schivavano di pronunciare quell'augusto nome e vi sostituivano, anche dove stava scritto nella Bibbia, i nomi comuni di Elohim (Dio) o, più spesso, Adonai (Signore); perciò anche nelle più antiche versioni greche (LXX) e latine (Volgata) fu tradotto κύριος, Dominus. Quando più tardi i masoreti (vedi VI, 887) vocalizzarono il sacro testo, alle consonanti del nome tetragrammo apposero le vocali appunto di Adonai, o, raramente, di Elohim.»