L'apposizione (dal latino apposĭtio, "aggiunta"[1]) è una nozione della grammatica tradizionale che indica un'unità sintattica (composta di una sola parola o da un sintagma nominale o preposizionale) riferita ad un nome con cui stia in relazione di coreferenza[1].
L'apposizione non ha autonomia semantica o sintattica e di norma serve in funzione attributiva[2], specificando la testa cui fa riferimento: ometterla non comporta dunque alcuna alterazione della grammaticalità di una frase[1]. Può, come l'attributo, dipendere sintatticamente sia da un soggetto che da un complemento[3].
Di seguito alcuni esempi in italiano e latino:
In italiano (e in alcune altre lingue neolatine) l'apposizione può sia precedere sia seguire la testa cui si riferisce: se è un titolo professionale di norma la precede[1]:
Nel caso in cui un titolo professionale segua la testa, perde l'articolo[3]:
Più spesso l'apposizione segue la testa e, in questo caso, può essere introdotta da preposizione, caratterizzandosi da determinatore della testa[1]:
La linguistica moderna ha criticato la nozione di apposizione in quanto controversa. In particolare, nei casi di sintagmi costituiti da due nomi, di cui uno proprio o un numerale, appare oscuro il criterio secondo cui si individua la testa e, reciprocamente, l'apposizione[1].