Il lupo africano (Canis lupaster, Hemprich ed Ehrenberg, 1832), detto anche sciacallo lupastro,[2][3] o sciacallo grigio[2] è un canide lupino indigeno del Nordafrica e del Corno d'Africa. La specie è comune nell'Africa settentrionale, occidentale e orientale, dal Senegal all'Egitto in un areale che include il Marocco, l'Algeria e la Libia nel nord e Nigeria, Ciad e Tanzania nel sud.[1] È un canide adattato ai climi desertici, ed è diffuso nelle pianure e le steppe, persino quelle in cui scarseggia l'acqua.[4] Sui monti dell'Atlante la specie è stata segnalata fino a 1800 m d'altezza.[5]
È principalmente un predatore di invertebrati e mammiferi di taglia piccola, benché a volte si nutra anche di prede più grosse. Altre fonti di nutrimento includono le carogne, la spazzatura umana e la frutta. Il lupo africano è un animale monogamo e territoriale, la cui struttura sociale comprende anche i cuccioli d'un anno d'età che restano con i genitori per assisterli nell'allevamento delle nuove cucciolate.[4] È generalmente comune, sebbene ci sia un declino al di fuori delle zone protette, dove viene perseguitato, con estinzioni locali in aree dove viene praticato l'avvelenamento illegale.[6]
Fu precedentemente classificato come una variante africana dello sciacallo dorato eurasiatico, con almeno una sottospecie (C. l. lupaster) classificata come un lupo grigio. Nel 2015, una serie di analisi sul genoma mitocondriale e nucleare dimostrarono che in realtà era una specie a parte, più imparentata con il lupo grigio e il coyote che non con lo sciacallo dorato.[7][8] Rimane pur sempre però abbastanza imparentato con quest'ultimo da poter produrre cucciolate meticce, come dimostrato dai test genetici sugli sciacalli in Israele[7] e un esperimento d'incrociamento fatto nel diciannovesimo secolo.[9] Il sequenziamento dell'intero genoma nel 2018 dimostrò che la specie ebbe origine come un ibrido tra il lupo grigio e il caberù.[10]
Il lupo africano svolge un ruolo importante in alcune culture africane; nell'antico Egitto, fu considerato sacro, soprattutto in Licopoli, dove secondo fonti greche fu venerato come una divinità.[11][12] Nel folclore nordafricano, viene visto come un animale inaffidabile, ma utile per motivi medicinali e ritualistici,[13][14][15] mentre è stimato nella religione dei Sérèr, che lo considerano la prima creature creata dal dio Roog.[16][17]
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