Caronte (astronomia)

Caronte
(134340 Pluto I)
Caronte ripreso dalla fotocamera LORRI (Long Range Reconnaissance Imager) della sonda New Horizons (14 luglio 2015)
Satellite diPlutone
Scoperta22 giugno 1978
ScopritoreJames Christy
Parametri orbitali
(all'epoca J2000.0)
Semiasse maggiore19571±km
Periodo orbitale6,387230 giorni
(6g 9h 17' 36")
Inclinazione
sull'eclittica
112,78°±0,02°
Inclinazione rispetto
all'equat. di Plutone
0,000°±0,014°
Inclinazione rispetto
all'orbita di Plutone
119,59°±0,02°
Eccentricità0,00000±0,00007
Dati fisici
Dimensioni1207±km
Massa
(1,52±0,06)×1021 kg
Densità media(1,65±0,06)×103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie0,278 m/s²
Velocità di fuga580 m/s
Periodo di rotazionerotazione sincrona
Inclinazione assiale
Temperatura
superficiale
  • 53 K (media)
Pressione atm.nulla
Albedo0,36−0,39
Dati osservativi
Magnitudine app.16,8
Magnitudine ass.1

Caronte, o (134340) Pluto I,[1] è il più massiccio dei cinque satelliti naturali del pianeta nano Plutone. Ha un raggio medio di 606 km, e fu scoperto nel 1978 allo United States Naval Observatory (USNO) a Washington da James Christy, che analizzò alcune lastre fotografiche fatte presso l'osservatorio di Flagstaff (NOFS) in Arizona.

Con metà del diametro e un ottavo della massa di Plutone, Caronte è un satellite naturale piuttosto grande rispetto alle dimensioni del corpo madre, e la sua influenza gravitazionale è tale che il baricentro del sistema plutoniano si trova al di fuori di Plutone, e per questo motivo alcuni astronomi hanno definito il sistema Plutone-Caronte come un pianeta doppio.[2]

La calotta bruno-rossastra, denominata "Mordor Macula", che ricopre il polo nord di Caronte è composta da toline, macromolecole organiche che possono essere ingredienti essenziali per lo sviluppo della vita. Le toline si sono prodotte a partire da metano, azoto e altri gas, i quali vengono rilasciati dall'atmosfera di Plutone e raccolti da Caronte.[3]

L'unica sonda spaziale che ha visitato il sistema di Plutone è stata la New Horizons nel 2015, che si avvicinò a Caronte fino a 27.000 km di distanza.[4]

  1. ^ Jennifer Blue, Gazetteer of Planetary Nomenclature, su planetarynames.wr.usgs.gov, IAU Working Group for Planetary System Nomenclature (WGPSN), 9 novembre 2009. URL consultato il 24 febbraio 2010.
  2. ^ Pluto - the "double planet", su spacetelescope.org.
  3. ^ Jonah Engel Bromwich e Nicholas St. Fleur, Why Pluto’s Moon Charon Wears a Red Cap, in The New York Times, 14 settembre 2016. URL consultato il 14 settembre 2016.
  4. ^ New Horizons Kuiper Belt FlyBy, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA.

Caronte (astronomia)

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