Cinira e Mirra

La nascita di Adone dal corpo arboreo di Mirra (xilografia di Bernard Picart per illustrare Le Metamorfosi di Ovidio)

«...poi, nascondendo il volto con la veste per la vergogna, sospira: "Beata te, mamma, che l'hai sposato!". Non dice altro e geme. Un brivido di gelo corre per il corpo della nutrice, che ormai ha capito, fin dentro le ossa, e sul capo le si rizzano i capelli, arruffando tutta la canizie.»

Cinira o Teia (Θείας in greco antico) e sua figlia Mirra o Smyrna (Σμύρνα in greco antico che significa mirra) sono due personaggi della mitologia greca. La loro unione incestuosa avrebbe generato Adone.

Il mito di Cinira e Mirra è descritto in alcune fonti classiche greco-latine e, pur contemplando degli arricchimenti e delle varianti anche significative, segue sostanzialmente lo schema narrativo descritto nell'opera in lingua greca chiamata Biblioteca, un vasto compendio di mitologia greca attribuito allo Pseudo-Apollodoro[1] scritto probabilmente tra il I secolo e il II secolo d.C. che ha influenzato tutti i mitografi successivi fino all'epoca moderna.[2]

  1. ^ L'autore de la Biblioteca è chiamato così per l'errata attribuzione del testo (da parte di Fozio I di Costantinopoli nel IX secolo) ad Apollodoro di Atene, un discepolo di Aristarco di Samotracia. In realtà, Apollodoro di Atene, nato attorno al 180 a.C., non può essere l'autore dell'opera in quanto vi viene citato Castore, un annalista del I secolo a.C. contemporaneo di Cicerone.
  2. ^ Un'opera antica oggi quasi completamente perduta era la Zmyrna, un elaborato epillio sul tema composto da Gaio Elvio Cinna, poeta romano del I secolo a.C. Viene citato (in carmen 95) da Catullo, che riferisce che la sua composizione richiese nove anni di tempo; e da Svetonio che afferma che il grammatico Lucio Crassicio Pansa avrebbe scritto un commentario al componimento (in De viris illustribus - De grammaticis et rhetoribus 18).

    «Te scorse piangente il matutino Eoo
    e piangente dopo poco te vide ancora quello, Espero.
    Ma il delitto di Cinira cresceva nell'alvo
    incestuoso.»


Cinira e Mirra

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