La dea Iblea è una divinità femminile sicula attestata in Sicilia orientale e menzionata unicamente da Pausania nella sua opera Viaggio in Grecia[1] Pare che fosse una divinità di origine sicana e in un secondo momento introdotta nel pantheon siculo.
Pausania afferma l'esistenza di un tempio, nella Ibla che egli chiama la Gereatis, dedicato a una dea Iblea venerata dai popoli barbari di Sicilia, ma poiché egli tace il nome di questa divinità, tutti i derivati odierni, come l'appellativo di «dea Ibla», rimangono pure congetture.[2]
- ^ Viaggio in Grecia, 5.23.6: «ἡ Γερεᾶτις καὶ ἱερόν σφισιν Ὑβλαίας ἐστὶ θεοῦ, παρὰ Σικελιωτῶν ἔχον τιμάς.». In realtà il genitivo singolare è femminile Ὑβλαίας non concorda con il genitivo singolare θεοῦ che vuol dire divinità, quindi molto probabile che Ὑβλαία sia il nome della dea (Hyblaia), altrimenti se fosse un aggettivo concorderebbe con θεοῦ e sarebbe Ὑβλαίου θεοῦ.
- ^ Vd. argomento approfondito in Luigi Paretis, Studi siciliani ed italioti, con tre tavole, F. le Monnier, 1920, pp. 334-35; Carmelo Ciccia, Il mito d'Ibla nella letteratura e nell'arte, Pellegrini Editore, 1998, p. 46.