L'economia romana ovvero della civiltà romana si basava principalmente sul settore agricolo e del commercio, e in misura minore su quello dei servizi (società preindustriale).
L'agricoltura in particolare era il settore trainante dell'intera economia del mondo romano, con la conseguente necessità di costruire strumenti e macchinari adatti. Secondo alcune stime, durante l'età imperiale il 30-40% della popolazione era impiegata in questo settore[1]. Certamente un requisito importante e necessario per avere un'economia stabile o crescente fu la pace (pax romana) in molte zone dell'Impero.
L'introduzione del libero commercio agricolo modificò radicalmente il sistema economico italico: a partire dal I secolo a.C. le grandi proprietà terriere dedicate alla coltivazione della vite, dei cereali e dell'ulivo, avevano completamente "strangolato" i piccoli agricoltori, che non potevano competere con il prezzo del grano importato. L'annessione infatti di Sicilia (241 a.C.), Cartagine (146 a.C.) e Egitto (30 a.C.), portò l'Italia romana a rifornirsi sempre più di cereali dalle province[2]. A sua volta, l'olio d'oliva e il vino divennero i principali prodotti esportati dall'Italia[3][4]. Sebbene si praticasse le rotazione delle colture, nel complesso la produttività agricola rimaneva molto bassa, stimata a 1 tonnellata circa per ettaro.
Roma privilegiò l'espansione territoriale, e quindi l'agricoltura, fin dall'origine. Si possono distinguere due fasi evolutive: all'inizio prevalevano i piccoli e medi proprietari terrieri, che costituivano anche il nerbo dell'esercito; successivamente prevalse il latifondo con agricoltori professionisti che non potevano dedicarsi anche alla guerra, delegata quindi a figure specifiche dette "mercenari". Il cambiamento fu indotto dalla crisi economica successiva alla seconda guerra punica, che rovinò molti proprietari terrieri; ne seguirono anche la crisi della repubblica e, dopo lotte interne durate due secoli, la nascita dell'impero. Il latifondo dette gradualmente vita all'«economia delle ville romane», centri di produzione agricola sempre più ampi e sontuosi.
La spesa pubblica era concentrata soprattutto sull'esercito e sulla costruzione di grandi opere pubbliche.