Galerio

Galerio
Testa di Galerio dal suo palazzo a Romuliana
Augusto d'Oriente dell'Impero romano
In carica1º maggio 305 –
5 maggio 311
PredecessoreDiocleziano
SuccessoreMassimino Daia e Licinio
Cesare d’Oriente dell'Impero romano
In carica1º marzo 293 –
1º maggio 305
(sotto Diocleziano)
SuccessoreMassimino Daia
Console dell'Impero romano
In carica294; 297; 300; 302; 305; 306; 308; 311
Nome completoGaius Galerius Valerius Maximianus[1]
Altri titoliPersicus maximus II (298[2] e 304-306[3])
Sarmaticus maximus V (294, 299, 301-306, 306-308, 308-311)[3][4][5]
Britannicus maximus II (297[2] e 304-306[3])
Carpicus maximus VI (296, quattro iterazioni assunte nel periodo 301-304, 306-311)[2][3][5]
Germanicus maximus V (293, 299, tre iterazioni assunte nel periodo 301-306)[3][4]
Armeniacus maximus (298)[3]
Medicus maximus (298)[3]
Adiabenicus maximus (298)[3]
Nascitavicino Serdica[6], 250 circa
MorteSerdica, 5 maggio 311
Luogo di sepolturaFelix Romuliana
MadreRomula
ConsorteGaleria Valeria
FigliValeria Massimilla
Candidiano (ill.)
Gaio Galerio Valerio Massimiano
Argenteo celebrante la vittoria di Galerio sui Sarmati e raffigurante i quattro tetrarchi
Nascitavicino Serdica, 250 circa
MorteSerdica, 5 maggio 311
Cause della mortemalattia
ReligioneReligione romana
Dati militari
Paese servitoImpero romano
Forza armataEsercito romano
GradoCesare e poi Augusto
ComandantiDiocleziano
Guerre
Campagne
BattaglieBattaglia di Satala (298)
Comandante diEsercito romano in Oriente
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Gaio Galerio Valerio Massimiano (in latino Gaius Galerius Valerius Maximianus[1]; vicino Serdica, 250 circa – Serdica, 5 maggio 311) è stato un imperatore e militare romano durante la tetrarchia dal 293 fino alla sua morte nel 311.

Proveniente da una famiglia provinciale di modesta estrazione socio-economica, Galerio salì rapidamente la gerarchia nell'esercito romano, fino ad essere notato dall'imperatore Diocleziano, di cui sposò la figlia Valeria e di cui divenne cesare il 1º marzo 293, ricevendo il controllo delle province orientali dell'Impero romano. Cesare era, nella riforma tetrarchica dioclezianea, un titolo imperiale subordinato a quello di Augusto, detenuto in oriente dallo stesso Diocleziano. In questa veste condusse delle campagne lungo il limes danubiano - contro Sarmati, Carpi e Bastarni (294-296) - per poi conseguire una grande e prestigiosa vittoria contro i Sasanidi sul limes orientale, a seguito della quale i Romani ottennero condizioni di pace favorevolissime (298). Pagano e molto critico della religione cristiana, approvò, se non addirittura ispirò, la persecuzione dei cristiani decretata nel 303 dal suo superiore Diocleziano.

Il 1º maggio 305 Diocleziano e il suo collega Massimiano abdicarono in favore dei rispettivi cesari. Galerio divenne dunque l'augusto d'Oriente, con Costanzo Cloro come collega d'Occidente; la sua influenza fu ancora più vasta in considerazione del fatto che il cesare d'Oriente fu suo nipote Massimino Daia, mentre in Occidente fu nominato Flavio Severo, che aveva combattuto sotto di lui. La situazione, però, peggiorò rapidamente, quando l'anno successivo Costanzo morì: suo figlio Costantino si fece proclamare imperatore dalle truppe britanniche, mentre a Roma assunse il potere Massenzio, figlio dell'ex-collega di Diocleziano, Massimiano. Galerio inviò immediatamente Severo contro Massenzio, con l'aiuto di Massimiano, ma la morte di Severo e la fallimentare campagna di Galerio in Italia contro gli usurpatori cambiarono drasticamente gli equilibri di potere. Nel 308, alla conferenza di Carnunto, elevò Licinio direttamente al rango di augusto, riconoscendo Costantino come cesare; a seguito delle proteste contro l'elezione di Licinio, i due cesari, Costantino e Massimino Daia, si autoproclamarono a loro volta augusti nel 310.

Nel frattempo Galerio cadde vittima di una lunga e dolorosa malattia; il suo ultimo atto politico fu l'editto di tolleranza del 30 aprile 311, col quale mise fine alla persecuzione di Diocleziano. Strenuo difensore della tetrarchia, la sua morte nel maggio del 311 ne segnò inesorabilmente la fine.

  1. ^ a b Il nome completo è attestato in diverse iscrizioni (CIL VIII, 608); i nomi Galerius Valerius Aurelius Maximianus e Galerius Maximianus cognomentus Armentarius sono anche attestati (CIL III, 383 e Aurelio Vittore, Cesari, 39.24, 40.1.6). Secondo la testimonianza di Lattanzio (La morte dei persecutori 18.13) prima di diventare imperatore si chiamava Maximinus.
  2. ^ a b c CIL XVI, 157.
  3. ^ a b c d e f g h AE 1961, 240.
  4. ^ a b AE 1890, 66.
  5. ^ a b Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica VIII, 17.3
  6. ^ Eutropius. Breviarivm historiae romanae, IX, 22 (LA)

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