Guerra d'indipendenza croata

Guerra d'indipendenza croata
parte delle guerre jugoslave
Da sinistra in senso orario: la strada centrale di Ragusa durante l'assedio del 1991-1992; la bandiera croata sventola nella torre dell'acqua di Vukovar; soldati dell'esercito croato in procinto di distruggere un carro armato serbo; cimitero a Vukovar; T-55 serbo distrutto a Dernis
Data31 marzo 1991 - 12 novembre 1995
LuogoCroazia
Casus belliIndipendenza della Croazia dalla Jugoslavia
EsitoVittoria croata
Modifiche territorialiLa Croazia riprende controllo della gran parte dei territori croati in precedenza tenuti dai ribelli serbi, con i rimanenti sotto controllo UNTAES
Schieramenti
Repubblica Serba di Krajina
Jugoslavia (bandiera) Jugoslavia
* JNA (1991-1992)
  Repubblica Serba (1994-1995)
con l'appoggio di:
Jugoslavia (bandiera) Jugoslavia (1992-1995)
Croazia (bandiera) Croazia
Bosnia ed Erzegovina (bandiera) Bosnia ed Erzegovina (1994-1995)
Comandanti
Perdite
8.039 soldati e civili uccisi
300.000 profughi (1995-oggi)[2]
15.970 soldati e civili uccisi
37.180 feriti
500.000 profughi (1991-1995)[3]
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La guerra di indipendenza della Croazia fu un conflitto combattuto tra il 1991 e il 1995 tra le forze leali al governo croato che, avvalendosi delle disposizioni della Costituzione vigente, aveva dichiarato la propria indipendenza dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (SFRJ) difesa dall'Armata Popolare Jugoslava (JNA), controllata da forze serbe e affiancata da reparti composti dai serbi di Croazia. Le forze armate jugoslave cessarono ufficialmente le operazioni nel 1992. In Croazia ci si riferisce a tale conflitto principalmente come Guerra della Patria (in croato: Domovinski rat), ma anche come Grande aggressione serba (in croato: Velikosrpska agresija).[4] I Serbi invece, per definire il conflitto, hanno utilizzato la frase: "Guerra in Croazia" o "Rat u Hrvatskoj".[5]

Il conflitto inizia con un confronto tra la polizia croata e i serbi residenti nella Repubblica Socialista di Croazia. Man mano che la Jugoslovenska narodna armija passa sotto l'influenza serba, a Belgrado, molte delle sue unità iniziano a sostenere i combattimenti serbi in Croazia. I croati, da parte loro, miravano a formare uno Stato sovrano indipendente dalla Jugoslavia, ma i serbi, sostenuti dalla Serbia,[6][7] si opponevano alla secessione, con una Croazia comunque unita alla Jugoslavia. I serbi delinearono una nuova linea di confine all'interno della Croazia, separando territori sia con popolazione in maggioranza serba che territori con una significativa minoranza,[8] tentando di conquistare quanto più territorio croato possibile.[9] L'obiettivo principale era la creazione della cosiddetta Grande Serbia.

All'inizio della guerra, la JNA tentò di mantenere con la forza la Croazia nella Jugoslavia, occupandola.[10][11] Dopo aver fallito in questo piano, le forze serbe proclamarono, all'interno della Croazia, la Repubblica Serba di Krajina (RSK). Per la fine del 1991, la maggior parte del Paese fu gravemente coinvolto nel conflitto, con diverse città e villaggi pesantemente danneggiati nel corso dei combattimenti,[12] mentre l'intera popolazione fu costretta a fronteggiare l'impatto creato da centinaia di migliaia di rifugiati.[13] Dopo il cessate-il-fuoco del gennaio 1992, e il riconoscimento internazionale della Repubblica di Croazia come stato sovrano,[14][15] venne stabilita una linea del fronte di tipo fortificato in mezzo alla quale venne schierata una forza di interposizione ONU dal nome United Nations Protection Force - UNPROFOR, Forza di protezione delle Nazioni Unite, riducendo, negli anni successivi le due fazioni a combattimenti intermittenti. All'inizio di questa fase, la Repubblica Serba di Krajina si estendeva per 13.913 km² corrispondenti a più di un quarto del territorio Croato.[16] Nel 1995, la Croazia lanciò due offensive principali dal nome Operazione Flash (Operazione Lampo) e Operazione Tempesta,[17][18] offensive che avrebbero cambiato l'esito del conflitto in suo favore. La rimanente zona sotto il controllo della United Nations Transitional Authority for Eastern Slavonia, Baranja and Western Sirmium - UNTAES (Autorità provvisoria delle Nazioni Unite per la Slavonia orientale, Baranja e Sirmia occidentale) fu riannessa nel 1998 alla Croazia.[19][20] La guerra terminò con una vittoria totale della Croazia, in quanto questa ottenne i risultati che aveva dichiarato di volere fin dall'inizio del conflitto: l'indipendenza e il mantenimento dei confini.[17][19]

  1. ^ Weighing the Evidence, Human Rights Watch, 13 dicembre 2006. URL consultato il 18 novembre 2010.
  2. ^ Croatia: "Operation Storm" - still no justice ten years on Archiviato il 3 ottobre 2012 in Internet Archive. by Amnesty International, August 26, 2005.
  3. ^ Home again, 10 years after Croatia's Operation Storm, UNHCR, 5 agosto 2005. URL consultato il 17 marzo 2010.
  4. ^ Zubrinic, Darko, The period of Croatia within ex-Yugoslavia (1918–1941, 1945–1991), su croatianhistory.net, 1995. URL consultato il 30 gennaio 2011.
  5. ^ Srbija-Hrvatska, temelj stabilnosti, su b92.net, 4 novembre 2010. URL consultato il 22 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2012).
  6. ^ Milan Martić verdict (PDF), su icty.org, ICTY, 26 giugno 2009. URL consultato l'11 settembre 2010.
    «The Trial Chamber found that the evidence showed that the President of Serbia, Slobodan Milošević, openly supported the preservation of Yugoslavia as a federation of which the SAO Krajina would form a part. However, the evidence established that Slobodan Milošević covertly intended the creation of a Serb state. This state was to be created through the establishment of paramilitary forces and the provocation of incidents in order to create a situation where the JNA could intervene. Initially, the JNA would intervene to separate the parties but subsequently the JNA would intervene to secure the territories envisaged to be part of a future Serb state.»
  7. ^ Final report of the United Nations Commission of Experts established pursuant to security council resolution 780 (1992), Annex IV - The policy of ethnic cleansing; Prepared by: M. Cherif Bassiouni., su ess.uwe.ac.uk, Nazioni Unite, 28 dicembre 1994. URL consultato il 19 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2012).
  8. ^ Milan Babić verdict (PDF), su icty.org, ICTY, 26 giugno 2009. URL consultato l'11 settembre 2010.
    «He participated in the provision of financial, material, logistical, and political support for the military take-over of territories and requested the assistance or facilitated the participation of Yugoslav People's Army (JNA) in establishing and maintaining control of those territories.»
  9. ^ Ivan Strižić: Bitka za Slunj—obrana i oslobađanje grada Slunja i općina Rakovice, Cetingrada, Saborsko i Plitvička Jezera od velikosrbske agresije, Naklada Hrvoje, Zagreb, 2007, p. 124, ISBN 978-953-95750-0-5
  10. ^ Kadijević 1993, pp. 134–135
  11. ^ Bjelajac, Žunec, Boduszynski, Draschtak, Graovac, Kent, Malli, Pavlović, Vuić 2009, p. 241
  12. ^ (EN) The New York Times, Yugoslavia Army Begins Offensive, 18 ottobre 1991. URL consultato il 23 luglio 2011.
  13. ^ (EN) The Guardian, Croatian coast straining under 200,000 refugees: Yigan Chazan in Split finds room running out for the many escaping from war in Bosnia, 9 giugno 1992. URL consultato il 23 luglio 2011.
  14. ^ The New York Times, Slovenia and Croatia Get Bonn's Nod, 24 dicembre 1991. URL consultato il 16 dicembre 2010.
  15. ^ The New York Times, 3 Ex-Yugoslav Republics Are Accepted Into U.N., 23 maggio 1992. URL consultato il 12 dicembre 2010.
  16. ^ Profil, Republika Hrvatska i Domovinski rat 1990. – 1995. dokumenti, su profil.hr. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2012).
  17. ^ a b (EN) Los Angeles Times e Dean E. Murphy, Croats Declare Victory, End Blitz, 8 agosto 1995. URL consultato il 18 dicembre 2010.
  18. ^ (EN) The New York Times, CROATIA HITS AREA REBEL SERBS HOLD, CROSSING U.N. LINES, 2 maggio 1995. URL consultato il 18 dicembre 2010.
  19. ^ a b (EN) The New York Times, SERBS IN CROATIA RESOLVE KEY ISSUE BY GIVING UP LAND, 12 novembre 1995. URL consultato il 18 dicembre 2010.
  20. ^ (EN) The New York Times, An Ethnic Morass Is Returned to Croatia, 16 gennaio 1998. URL consultato il 18 dicembre 2010.

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