La cosiddetta guerra delle correnti (elettriche) è stata una competizione commerciale del XIX secolo per il controllo dell'allora crescente mercato mondiale dell'energia elettrica[1]; si svolse a cavallo degli ultimi due decenni dell'Ottocento, quando la contrapposizione principale era fra il sistema di illuminazione pubblica con lampada ad arco, a corrente alternata e alta tensione (3000–6000 volt), e l'illuminazione domestica con lampada a incandescenza a bassa tensione. Thomas Edison, con la sua compagnia, commercializzava il secondo[1]. Si aggiunse nel 1886 la compagnia di George Westinghouse che applicava il trasformatore per poter utilizzare nell'impiego domestico (e di larga scala) corrente alternata a bassa tensione.[2] Al rapido diffondersi della corrente alternata, nel 1888 la Edison Electric Light Company contestò che la rete ad alta tensione era pericolosa, e che comunque quel sistema violava alcuni suoi brevetti.
Ne seguì una campagna di stampa alimentata da alcuni incidenti causati dalle linee ad alta tensione[3], e in questa si distinse un ingegnere elettrico autodidatta, Harold Pitney Brown, che eseguì delle pubbliche dimostrazioni con l'assistenza della Edison Electric per palesare che la corrente alternata metteva a rischio la popolazione, anche per il modo sciatto di realizzazione delle linee. Per questo effettuò esperimenti di uccisione di animali con i due tipi di corrente[4]. A Brown e la Edison si affiancò la Thomson-Houston Electric Company, e insieme provarono a richiedere indirizzi legislativi volti a ridurre la tensione e le installazioni di sistemi a corrente alternata[5], nonché assicurarsi che la prima sedia elettrica fosse alimentata da un generatore Westinghouse.
La guerra si concluse anche grazie a una serie di operazioni di fusione fra le aziende del settore, culminata nella confluenza in General Electric della Edison Electric e della Thomson-Houston.