Inanna (anche Inana; cuneiforme sumerico: , dIN.AN.NA, forse con il significato di "Signora del Cielo"[1], anche dMÚŠ[2] con il significato di "Splendente"; in dialetto emesal: gašan.an.na) è la dea sumera della fecondità, della bellezza e dell'amore, inteso come relazione erotica (con l'epiteto di nu.gig, inteso come "ierodula") piuttosto che coniugale[3]; successivamente assimilata alla dea accadica, quindi babilonese e assira, Ištar (anche Eštar). Inanna/Ištar è la più importante divinità femminile mesopotamica[4]. Inanna era anche dea della guerra, della giustizia, dell'agricoltura e regolava i cicli della natura. La sua natura dualistica (dea delle piogge gentili ed assassine) la rende una delle figure più interessanti della mitologia arcaica. Inanna incarnava la massima rappresentazione divina. La poetessa e sacerdotessa Enheduanna, i cui poemi risalenti al XXIV sec. a.C. rappresentano i primi esempi di poesia mai ritrovati, elevò Inanna a dea principale dell'intero pantheon sumero nella sua opera "L'esaltazione di Inanna".