L'interpretazione di Bohm[1] (detta anche interpretazione causale,[2] interpretazione ontologica[3] o meccanica bohmiana[4]) è un'interpretazione della meccanica quantistica formulata da David Bohm nel 1952.[5][6] È un esempio di teoria a variabili nascoste, con la quale s'intendeva ottenere una descrizione realistica, causale e deterministica dei sistemi fisici.
Non presenta alcuni problemi, che restano invece aperti nella interpretazione di Copenaghen, quali l'istantaneo collasso della funzione d'onda e la sovrapposizione di stati nel mondo macroscopico (che genera il Paradosso del gatto di Schrödinger). Il dilemma del dualismo onda particella viene qui risolto, come già nella teoria dell'onda pilota di de Broglie, assumendo che vi sia un'onda fisica (onda pilota) che guida ciascuna particella.[7] La particella e l'onda pilota sono entrambe entità fisiche reali e tra loro distinte, benché correlate.
Nell'interpretazione di Bohm si assume, a differenza della interpretazione di Copenaghen, l'incompletezza della funzione d'onda che descrive un sistema quantistico. Secondo Bohm, per fornire una descrizione deterministica e causale di un sistema, oltre alla funzione d'onda si dovrebbero conoscere le coordinate delle particelle del sistema all'istante iniziale (variabili nascoste). L'ontologia primitiva di Bohm è classica: postula una realtà fisica costituita da onde e particelle. L'ente centrale dell'interpretazione di Bohm è il potenziale quantico Q.[8] Ad esso vanno ascritte le differenze tra meccanica classica, in cui agisce la forza newtoniana
e meccanica quantistica, in cui sono presenti sia il potenziale classico V, sia quello quantico Q:
in cui
identifica la derivata materiale.