Il kadi[1][2] o cadi[3][4] (in arabo قاضي?, qāḍī; in turco kadı) era un funzionario dell'Impero ottomano. Il termine kadi si riferisce ai giudici che presiedono le questioni in conformità alla legge islamica, ma nell'Impero ottomano il kadi divenne anche una parte cruciale della gerarchia amministrativa dell'autorità centrale. Dopo che Maometto II codificò il suo kanun, i kadi si affidarono a questa legge secolare dinastica, ai costumi locali e la sharia, la legge divina islamica, per guidare le loro decisioni.[5] Oltre a giudicare su questioni penali e civili, il kadi sovrintendeva all'amministrazione delle istituzioni religiose ed era il tutore legale degli orfani e di altri soggetti in assenza di tutore.[6] Sebbene i musulmani, in particolare gli uomini musulmani, possedessero uno status più elevato alla corte del kadi, anche i non musulmani e gli stranieri potevano accedere al sistema giudiziario.[6] All'interno del sistema amministrativo provinciale ottomano, noto come timar, il kadi fungeva da importante figura di controllo sul potere della classe militare.[7] Nonostante l'indiscussa autorità del sultano, i kadi possedevano un certo grado di autonomia nelle loro decisioni.[8]
Il territorio di un kadi era chiamato kadiluk; potevano esserci diversi kadiluk in una provincia (sangiaccato o sanjak). Ogni sotto-provincia o kaza, governata da un caimacam, aveva un kadı (sebbene non tutti i kadı fossero assegnati a una kaza e i confini si spostavano nel tempo).