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La milza, o più raramente splene,[1] è l'organo linfoide secondario[2] più grande del sistema linfatico umano.[3] La sua grandezza e la sua struttura sono tali da essere considerato un organo pieno (cioè parenchimatoso). A differenza di altri organi linfoidi secondari, essa è collegata al sistema circolatorio per mezzo di vasi sanguigni e non linfatici.[3] La milza è un organo impari, posizionato nell'ipocondrio sinistro.
La milza presenta molteplici funzioni:
- immunitaria acquisita: essa ospita nella sua polpa bianca sia linfociti T sia centri germinativi contenenti soprattutto linfociti B. Grazie al suo collegamento diretto con i vasi sanguigni è l'unico organo in grado di contrastare direttamente le infezioni ematiche, soprattutto quelle di batteri incapsulati come Haemophilus influenzae e Streptococcus pneumoniae.[4] Per i motivi sopracitati la milza è stata paragonata a un "grande linfonodo", con la fondamentale differenza che sia i patogeni sia i linfociti entrano ed escono per mezzo di vasi sanguigni e non di vasi linfatici;[4]
- emocateretica: essa ospita nella sua polpa rossa il sistema dei monociti-macrofagi che riconosce gli eritrociti e le piastrine "invecchiati", degradandoli;[2]
- marziale: essa degrada i componenti dell'eme presenti nell'emoglobina fornendo i substrati ideali per il metabolismo del ferro;[3]
- riserva: essa è in grado di immagazzinare una notevole quantità di monociti (uno studio del 2009 ha dimostrato che la milza dei mammiferi è in grado di ospitare oltre il 50% dei monociti del corpo)[5] e una notevole quantità di sangue venoso;
- emopoietica: questa funzione è esclusiva della vita embrionale, dove la milza costituisce un organo temporaneo capace di generare le cellule della linea emopoietica.[3]
La milza in un paziente sano non è palpabile[6] in quanto rimane coperta dalle coste[7]; essa può essere invece ben apprezzata in condizioni patologiche che inducano splenomegalia (ad esempio malattie da protozoi come la malaria, la leishmaniosi e il trypanosoma).
Verifiche sperimentali su apneisti volontari hanno mostrato che la milza, a seguito dell'apnea, presenta una sensibile riduzione dello spessore, per poi tornare a dimensioni normali in seguito. È stata avanzata quindi l'ipotesi che questa contrazione sia legata al meccanismo dello scostamento ematico che si verifica nel caso di apnee prolungate. Nei mammiferi marini la milza è, a differenza dell'uomo, molto più grande proporzionalmente (fino a 7% del peso corporeo), probabilmente per via di un adattamento alla vita marina per affrontare più agevolmente apnee prolungate grazie alle riserve di sangue contenute in quest'organo[8].
- ^ Splène, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b Anastasi et al., p. 510.
- ^ a b c d Testut - Latarjet, Trattato di Anatomia Sistematica - Libro Quarto, UTET, p. 1084.
- ^ a b Peter Parham, The Immune System, Garland Science, 2005, p. 24.
- ^ Filip K. Swirski, Matthias Nahrendorf e Martin Etzrodt, Identification of Splenic Reservoir Monocytes and Their Deployment to Inflammatory Sites, in Science (New York, N.Y.), vol. 325, n. 5940, 31 luglio 2009, pp. 612–616, DOI:10.1126/science.1175202. URL consultato il 7 dicembre 2017.
- ^ Anastasi et al., p. 511.
- ^ La milza, essendo sottodiaframmatica, non è da considerarsi contenuta nella gabbia toracica la quale, per definizione, è la regione racchiusa fra le coste, delimitata dal rachide posteriormente, dallo sterno anteriormente e dal diaframma inferiormente. cfr Anastasi et al., p. 132
- ^ Lorenzo Messina, Apnea, su mondomarino.net. URL consultato il 17 novembre 2009.