Monetazione longobarda di Benevento

Gisulfo II (742-751), a nome di Giustiniano II: solido
DNI – – INVSPP; busto coronato di fronte, che tiene globo crucigero VICTOR [A]GVSTO, croce potenziata su base; monogramma[1] a sinistra e G a destra; in esergo CONOB
AV a basso titolo; 3,92 g
Grimoaldo III: tremisse
GRIM- -VALD, busto coronato di fronte, globo crucigero nella mano destra VITOR∇ +PRINCIP, croce potenziata; ai lati: G R; in esergo C•ONO•B.
Elettro 1,2 g. Battuto come principe, 792-806

La monetazione longobarda di Benevento, parte della più generale monetazione longobarda, è l'insieme delle monete coniate tra il 680 circa e la fine del IX secolo nel ducato e nel principato di Benevento. Furono dapprincipio coniati solidi e tremissi, monete entrambe d'oro, che imitavano quelle dell'Impero romano d'Oriente; in seguito seguì l'emissione di monete a nome prima dei duchi e poi dei principi beneventani. Verso la fine dell'VIII secolo accanto alle monete d'oro furono battute quelle d'argento, che gradualmente presero il posto delle precedenti come peraltro successe nel resto dell'Europa occidentale. L'argento divenne il metallo monetato prevalente solo dalla metà del IX secolo.

Le monete dei duchi longobardi di Benevento hanno caratteri propri che le distinguono da quelle dei Longobardi stanziati al nord Italia (Langobardia Maior): a nord la coniazione era indirizzata quasi esclusivamente ai tremissi, a Benevento furono coniati anche i solidi e ci si ispirò ai modelli bizantini anche quando nella Langobardia Maior, verso la fine del VII secolo a partire dal regno di Cuniperto, sulle monete furono inseriti i titoli regali e adottati tipi nuovi. Dopo la caduta del regno longobardo, ancora per un secolo circa, le monete mantennero le loro caratteristiche.

Accanto alla monetazione di Benevento è studiata anche quella del principato di Salerno, che ebbe origine nell'839 circa in seguito alla frammentazione del principato di Benevento.

  1. ^ , ΘV, per DVX, duca.

Monetazione longobarda di Benevento

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