Operazione militare turca ad Afrin parte della guerra civile siriana, dello sconfinamento della guerra civile siriana in Turchia e del conflitto curdo-turco | ||||
---|---|---|---|---|
Situazione militare attuale:
Verde: Forze ribelli appoggiate dalla Turchia, Rosso: Forze governative Vedi anche mappe dettagliate di Aleppo, Deir el-Zor, Hasaka, Qamishli | ||||
Data | 20 gennaio – 18 marzo 2018 | |||
Luogo |
| |||
Esito | Vittoria turca e del TSFA con ritirata delle forze curde e governative. | |||
Modifiche territoriali | Tutto il territorio adiacente al confine precedentemente occupato dallo YPG è stato occupato dalle forze armate turche ed alleati, per un totale di 282 città e villaggi (pari al 70% dei centri abitati del distretto di Afrin)[1][2] | |||
Schieramenti | ||||
| ||||
Effettivi | ||||
Perdite | ||||
| ||||
Voci di operazioni militari presenti su Wikipedia | ||||
Il 20 gennaio 2018 le Forze armate turche hanno iniziato un'operazione militare nel cantone a maggioranza curda di Afrin e nell'area di Tel Rifaat del governatorato di Aleppo, nella Siria settentrionale. La Turchia ha dato all'operazione il nome in codice di "Ramoscello d'Ulivo".
L'offensiva ha come obiettivi il Partito dell'Unione Democratica curdo in Siria (PYD),[24] e la sua ala armata Unità di Protezione Popolare (YPG),[25] oltre che le posizioni delle Forze Democratiche Siriane (SDF) che circondano la città siriana di Afrin. Le forze turche sostengono inoltre di combattere contro l'ISIS,[26] seppur l'ISIS non sia presente nella regione.[27][28][29][30][31] Afrin e l'area circostante sono reclamate dal Sistema Federale Democratico della Siria del Nord (Rojava).
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha inoltre annunciato che l'operazione sarà seguita da un'altra avente come obiettivo la città di Manbij, sottratta all'ISIS nel 2016 dai curdi appoggiati dagli Stati Uniti, la quale all'inizio dell'operazione su Afrin ospita ancora una guarnigione americana. Il territorio sotto il controllo del Rojava infatti ospita circa 2000 marines, per la maggior parte impegnati ad addestrare i combattenti SDF.[32][33]
È la quarta operazione turca in Siria dall'inizio della guerra civile siriana dopo l'operazione Shah Eufrate (2015), l'operazione Scudo dell'Eufrate (2016-17) contro l'ISIS e le operazioni nel governatorato di Idlib (2017-) a supporto dei ribelli contro le forze governative. Segue in parte lo stesso scopo dell'operazione Scudo dell'Eufrate, ovvero evitare la formazione di un'entità statale curda che copra gran parte della frontiera meridionale della Turchia, impedendo la presenza militare di questi ad ovest dell'Eufrate, linea rossa tracciata unilateralmente dal governo di Ankara. È inoltre considerata parte del più ampio conflitto curdo-turco in atto sin dal 1978, principalmente tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, considerato organizzazione terroristica da Stati Uniti ed Unione europea, al contrario del PYD/YPG) e la nazione turca, e costato più di 50.000 vite, di cui 10.000 turchi e 40.000 curdi.[34][35][36].
L'operazione avviene con il tacito assenso della Russia, i cui militari poco prima dell'inizio si sarebbero ritirati dalla loro base militare presente nel cantone e la cui aviazione controllerebbe lo spazio aereo in cui agiscono i jet turchi. Contemporaneamente anche gli Stati Uniti, sostenitori dei curdi nella lotta all'ISIS soprattutto nella grande regione siriana ad est dell'Eufrate, non fanno seguire all'offensiva alcuna reale protesta diplomatica, essendo già le relazioni tra le due nazioni membre della NATO ai minimi storici e di conseguenza essendo presente il rischio di una disastrosa uscita della Turchia dal Patto Atlantico. La Russia invece si trova nella complessa situazione diplomatica di essere contemporaneamente il principale sostenitore del governo di Damasco di Bashar al-Assad ed il nuovo alleato della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, in conseguenza del fallito colpo di Stato in Turchia del 2016, la quale sin dall'inizio della guerra civile siriana si è però sempre schierata con l'opposizione.
Iran e governo siriano al contrario invitano invano fin da subito Ankara a porre immediatamente fine alle operazioni militari contro la città di Afrin, avvertendo inoltre che l'invasione potrebbe creare il caos necessario affinché i gruppi terroristici riprendano le operazioni nella regione.[37].
Assad e le forze PYD/YPG espongono diverse visioni sul futuro della Siria e i rispettivi eserciti si sono a volte scontrati tra di loro anche se hanno per lo più evitato il conflitto diretto, seppur durante la stessa operazione nella parte orientale della Siria avvengano scontri tra i due schieramenti con bombardamenti statunitensi su forze governative nel governatorato di Deir el-Zor durante la battaglia di Khasham il 7 febbraio nella quale un'intera colonna di circa 500 soldati filogovernativi e contractors russi sarebbe stata bersaglio di bombardamenti americani, riportando numerose perdite.[38]
Decine di giornalisti e centinaia di users di social networks sono stati inoltre arrestati in Turchia per aver criticato l'attacco turco.[39]