Il pudore, o anche la pudicizia, è un'attitudine dell'individuo dettata da un sentimento di riserbo, discrezione e intimità, che evita di ostentare o esprimere ciò che può contrastare con la morale o i codici sociali.[1] È legato alla relazione con l'altro, regolata da regole di comportamento vigenti in una determinata società[2] e, nel caso della civiltà occidentale, ciò attiene prevalentemente al corpo ed alla sessualità[3].
Si differenzia dalla decenza, che obbedisce a codici di condotta esteriori[4], perché il pudore - limitando l'esibizione del corpo o la dimostrazione di emozioni - determina una reazione interiore al soggetto, quando percepisce che il limite è attraversato[5].
^Nel "rispetto di un certo galateo linguistico, di una retorica (...) dell’onesta dissimulazione" vede "un codice preciso del comportamento cortigiano" Chiara Lastraioli, Ingegneria del dialogo nel «Ragionamento delle corti» di Pietro Aretino, Studi italiani. A.9 (N.1), 1997, p. 13.
^A. REY, «Pudeur», Dictionnaire culturel en langue française, ID. dir., Paris, 2005, p. 2225.