La Rivoluzione messicana è stata un'estesa serie di conflitti armati avvenuti in Messico dal 1910 al 1920. Definita come l'evento distintivo della storia messicana moderna,[3] portò alla distruzione dell'Esercito federale e alla sua sostituzione con un esercito rivoluzionario,[4] nonché alla trasformazione della cultura e del governo. La fazione settentrionale, costituzionalista, ebbe la meglio sul campo di battaglia e diede forma alla bozza dell'attuale Costituzione del Messico, con lo scopo di creare un governo centrale forte. I generali della rivoluzione tennero il potere dal 1920 al 1940. Il confitto rivoluzionario era primariamente una guerra civile, ma potenze estere, aventi importanti interessi in Messico di natura economica e strategica, giocarono un ruolo nell'esito delle lotte di potere: il coinvolgimento degli Stati Uniti fu ad esempio particolarmente significativo.[5] Il conflitto nel suo complesso portò alla morte di circa due milioni di persone, perlopiù combattenti.
Sebbene il trentennale regime del presidente Porfirio Díaz, noto come il porfiriato (1876-1911), fosse sempre più impopolare, nel 1910 non c'era alcun'avvisaglia dell'imminente scoppio di una rivoluzione.[5] L'ormai invecchiato Díaz non riuscì a trovare una soluzione per controllare la sua successione, che quindi risultò in una lotta di potere tra la classe dirigente e le classi medie, accaduta in un periodo di forti disordini da parte dei lavoratori, esemplificati dagli scioperi di Cananea e Río Blanco.[6] Quando il ricco proprietario terriero settentrionale Francisco Madero sfidò Díaz nell'elezione presidenziale del 1910 e Díaz lo fece imprigionare, Madero invocò un'insurrezione armata contro Díaz nel piano di San Luis Potosí. Dapprima le ribellioni scoppiarono nel Morelos, e poi in misura molto maggiore nel Messico settentrionale. L'Esercito federale fu incapace di sopprimere le diffuse rivolte, dimostrando la debolezza della classe militare e incoraggiando i ribelli.[7] Quando nel maggio 1911 Díaz si dimise e andò in esilio, fu istituito un governo ad interim fino a quando potessero tenersi le elezioni. Con l'Esercito federale trattenuto e le forze rivoluzionarie demobilizzate, la prima fase della Rivoluzione terminò risultando relativamente breve e incruenta.
Madero fu eletto presidente e prese l'incarico nel novembre 1911. Immediatamente affrontò la rivolta armata di Emiliano Zapata nel Morelos, dove i contadini pretendevano azioni rapide in merito a una riforma agraria. Politicamente inesperto, il governo di Madero era fragile, così scoppiarono altre ribellioni regionali. Nel febbraio 1913, importanti generali dell'esercito del regime di Díaz inscenarono un colpo di stato a Città del Messico, costringendo alla dimissione Madero e il vicepresidente Pino Suárez. Giorni dopo, entrambi furono uccisi per ordine del nuovo presidente, Victoriano Huerta. Questo diede il via a una nuova e sanguinosa fase della Rivoluzione: mentre una coalizione settentrionale era opposta al regime contro-rivoluzionario di Huerta, si unì al conflitto l'esercito costituzionalista guidato dal governatore del Coahuila Venustiano Carranza. Le forze di Zapata proseguirono la loro ribellione armata nel Morelos. Il regime di Huerta durò dal febbraio 1913 al luglio 1914, e vide la sconfitta dell'Esercito federale da parte delle armate rivoluzionarie. In seguito queste ultime combatterono tra loro, con la vittoria della fazione costituzionalista di Carranza ai danni del precedente alleato Francisco "Pancho" Villa nell'estate del 1915.
Carranza consolidò il potere, e nel febbraio 1917 venne promulgata una nuova costituzione. La Costituzione del 1917 stabiliva il suffragio maschile universale, promuoveva il secolarismo, i diritti dei lavoratori, il nazionalismo economico e le riforme territoriali, nonché potenziava l'influenza del governo federale.[8] Diventato presidente nel 1917, Carranza rimase al potere per un mandato fino al 1920. Tentò di imporre un successore civile provocando la ribellione dei generali rivoluzionari del nord. In seguito Carranza fuggì da Città del Messico e fu ucciso. Dal 1920 al 1940, il potere fu in mano ai generali della rivoluzione, in un periodo in cui il potere statale divenne più centralizzato e furono messe in atto riforme rivoluzionarie, portando le forze armate sotto il controllo del governo civile.[9]
La Rivoluzione fu una guerra civile decennale, che vide una nuova classe politica guadagnare potere e credibilità grazie al suo coinvolgimento nel conflitto. Il partito politico che ne derivò, che sarebbe poi divento il Partito Rivoluzionario Istituzionale, governò il Messico fino all'elezione presidenziale del 2000. Persino il vincitore di quell'elezione, il conservatore Vicente Fox, sostenne che la sua elezione discendeva dall'elezione democratica di Francisco Madero del 1910, rivendicando così il lascito e la legittimità della Rivoluzione.[10]