«Grande è lo splendore [del faraone] che si scatena quando vede la linea di battaglia, come Sekhmet furibonda al tempo della Sua collera.»
Sekhmet (anche Sachmis, Sakhmet, Sekhet o Sakhet) è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto[2][3]. Era venerata come divinità della guerra, della medicina e delle guarigioni[4]. Veniva rappresentata come leonessa o donna dalla testa di leonessa, la belva più feroce dell'immaginario egizio: la ferocia, la violenza e l'ira distruttiva erano infatti caratteristiche attribuite a questa temuta dea[2]. Gli antichi egizi ritenevano che il suo respiro generasse il deserto. Era inoltre considerata una patrona dei faraoni, specialmente in ambito militare[5][6]. Sekhmet era una divinità solare (e rappresentata con il disco solare sul capo), talvolta definita figlia di Ra[7], sposa di Ptah[7] e associata a Bastet[8], Hathor[9], Tefnut[10] e Mut[7], a sua volta raffigurata come leonessa. Secondo la teologia menfita, unendosi a Ptah avrebbe generato Nefertum, dio del profumo (raffigurato, raramente, come leone)[11] - a sua volta assimilato all'altro dio della guerra, Maahes[12]; di conseguenza Ptah, Sekhmet e Nefertum erano venerati come una triade, come recita un'antica poesia rivolta a Menfi, sede del loro culto:
«Ptah è il suo boschetto di canne, Sekhmet è il suo mazzo di fiori, [...] Nefertum il suo fiore di loto.»
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