Shtetl

Tykocin nel nordest della Polonia è uno degli shtetl meglio conservati al mondo. La sinagoga principale risale al XVII secolo.
Una ricostruzione di un tradizionale shtetl ebraico nel South African Jewish Museum di Città del Capo, come sarebbe apparso in Lituania.
Interno di una dimora in legno in un tradizionale shtetl lituano, ricostruito nel South African Jewish Museum, Città del Capo.

Shtetl o Schtetel[1][2] (in yiddish שטעטל; plurale shtetlekh שטעטלעך; equivalente al tedesco Städtlein "piccola città", diminutivo di Stadt "città", in yiddish שטאָט, shtot) è la definizione utilizzata in Europa orientale per gli insediamenti con un'elevata percentuale di popolazione ebraica. Tale tipologia di insediamento trova la sua origine nella confederazione polacco-lituana, nella quale si stima fosse presente nel XVI secolo più di tre quarti della popolazione ebraica mondiale. La concentrazione della popolazione ebraica negli shtetl accelerò a partire dal XVIII secolo quando a seguito delle spartizioni della Polonia gli ebrei presenti nei territori passati sotto il controllo russo (Regno del Congresso) iniziarono ad essere soggetti a restrizioni sul luogo di residenza, che li escludevano da determinate province e dalle principali aree urbane dell'impero, di fatto concentrando la quasi totalità della popolazione ebraica nella cosiddetta zona di residenza. Diversi shtetl erano presenti anche in altre aree con una forte presenza ebraica rurale, ad esempio in Galizia e in Romania. I due villaggi di Endingen e Lengnau nella Surbtal, gli unici due centri della Confederazione svizzera dove fosse consentito di risiedere agli ebrei svizzeri sino all'emancipazione del 1876, costituirono un unicum nell'Europa occidentale di insediamenti aventi una significativa popolazione ebraica paragonabili agli shtetl dell'Europa centro-orientale.

  1. ^ Un schtetel, su mahj.org.
  2. ^ Schtetel, su artory.com.

Shtetl

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