La sindrome di Stoccolma è un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto affetto dalla sindrome, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà con il suo carnefice.[1][2] La sindrome viene spesso evocata nei resoconti giornalistici o in opere di fantasia,[3] ma non è inserita in nessun sistema internazionale di classificazione psichiatrica[4]. Non è classificata in nessun manuale di psicologia, è stata nominata soltanto in un ridotto numero di studi scientifici[5] e viene ritenuta un caso particolare del fenomeno più ampio dei legami traumatici, ovvero: quei legami fra due persone delle quali una gode di una posizione di potere nei confronti dell'altra, la quale diviene vittima di aggressioni o altri tipi di violenza.[6]