Sindrome di Stoccolma

La sindrome di Stoccolma è un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto affetto dalla sindrome, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà con il suo carnefice.[1][2] La sindrome viene spesso evocata nei resoconti giornalistici o in opere di fantasia,[3] ma non è inserita in nessun sistema internazionale di classificazione psichiatrica[4]. Non è classificata in nessun manuale di psicologia, è stata nominata soltanto in un ridotto numero di studi scientifici[5] e viene ritenuta un caso particolare del fenomeno più ampio dei legami traumatici, ovvero: quei legami fra due persone delle quali una gode di una posizione di potere nei confronti dell'altra, la quale diviene vittima di aggressioni o altri tipi di violenza.[6]

  1. ^ Stoccolma, sindrome di in "Dizionario di Medicina", su treccani.it. URL consultato il 19 novembre 2018.
  2. ^ SINDROME DI STOCCOLMA - Dizionario medico - Corriere.it, su corriere.it. URL consultato il 19 novembre 2018.
  3. ^ La sindrome di Stoccolma - Il Post, in Il Post, 23 agosto 2013. URL consultato il 19 novembre 2018.
  4. ^ Valentina Biagini, Stefania Zenobi, Marianna Vargas, Maurizio Marasco, La sindrome di Stoccolma: fenomeno mediatico o patologia psichiatrica?, in RASSEGNA ITALIANA DI CRIMINOLOGIA, vol. 2010, n. 2.
  5. ^ . Nella letteratura scientifica recente sono stati pubblicati solo tre lavori (Jülich, 2005, Cantor, Price, 2007, Namnyak e coll., 2008)
  6. ^ La sindrome di Stoccolma - Pagina 2 di 2 - Il Post, in Il Post, 23 agosto 2013. URL consultato il 19 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2021).

Sindrome di Stoccolma

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