Strage di Addis Abeba

Strage di Addis Abeba
strage
Alcune vittime della strage di Addis Abeba
Data19-21 febbraio 1937
LuogoAddis Abeba
Statobandiera Africa Orientale Italiana
Coordinate9°01′29.89″N 38°44′48.8″E
ObiettivoCivili
ResponsabiliCivili italiani, reparti del Regio Esercito, squadre fasciste
MotivazioneRappresaglia a seguito dell'attentato al viceré d'Etiopia Rodolfo Graziani
Conseguenze
MortiTra le 1400 e le 30000 di vittime, vedi qui

La strage di Addis Abeba (conosciuto nella storiografia italiana anche come attentato a Graziani e in lingua inglese come Graziani massacre[1]) fu un insieme di episodi di indiscriminata e brutale rappresaglia, compiuti tra il 19 e il 21 febbraio 1937[2] nella capitale dell'Etiopia da parte di civili italiani, militari del Regio Esercito e squadre fasciste contro civili etiopi, le cui più recenti stime arrivano alla cifra approssimativa di 19.000 vittime.

La repressione seguì il fallito attentato contro il viceré d'Etiopia Rodolfo Graziani, compiuto nella tarda mattinata del 19 febbraio da due giovani eritrei della resistenza etiope, Abraham Deboch e Mogus Asghedom, i quali tentarono di assassinare il viceré e le autorità italiane ed etiopi presenti durante una cerimonia presso il recinto del Piccolo Ghebì del Palazzo Guenete Leul di Addis Abeba con il lancio di alcune bombe a mano[3]. L'attentato causò la morte di sette persone e il ferimento di circa cinquanta presenti, tra cui Graziani, i generali Aurelio Liotta e Italo Gariboldi, il vice-governatore generale Arnaldo Petretti e il governatore di Addis Abeba Alfredo Siniscalchi.

La reazione delle forze armate e della popolazione italiana presente in quel momento nella capitale fu una violenta rappresaglia, che nei due giorni successivi causò la morte di migliaia di civili etiopi, la distruzione di migliaia di abitazioni e l'arresto di chiunque fosse ritenuto anche solo lontanamente sospettato o connivente nell'aggressione al viceré[4].

L'azione dei due attentatori venne poi utilizzata dalle autorità italiane per giustificare un pesante allargamento della repressione in tutte le regioni dell'Impero d'Etiopia, con azioni definite di "grande polizia coloniale", nel tentativo di eliminare con la forza la classe notabile e militare etiopica, senza distinzione tra chi avversava il nuovo governo italiano e chi collaborava con esso. L'ampiezza e la ferocia del massacro di Addis Abeba, ma soprattutto del suo allargamento indiscriminato nei mesi successivi, ebbe un effetto determinante sullo sviluppo del movimento patriottico di resistenza etiope degli arbegnuoc, che impegnò fortemente le forze militari e il sistema di sicurezza italiano durante tutto il periodo di occupazione tra il 1936 e il 1941.

Nel dopoguerra, a ricordo dei fatti accaduti in quel 19 febbraio, che nel calendario etiopico corrisponde al giorno Yekatit 12, una piazza del quartiere di Sidist Kilo, nel centro di Addis Abeba, venne rinominata Yekatit 12 adebabay (amarico የካቲት ፲፪ አደባባይ) e vi venne eretto un imponente obelisco dedicato alle vittime della strage[5].

  1. ^ (EN) Richard Pankhurst, The Graziani Massacre and Consequences, in History of the Ethiopian Patriots (1936-1940), n. 4 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2011).
  2. ^ Del Boca 2014, p. 7.
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore DelBoca2014-219
  4. ^ Del Boca 2014, pp. 219-220.
  5. ^ Philip Briggs, Guide to Ethiopia - VII edizione, su books.google.it, Bradt Travel Guides, 2015.

Strage di Addis Abeba

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