Nell'antica Roma la taberna (in latino taberna, al plurale tabernae) era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di un'ampia porta, in genere dedicato ad attività commerciali. Ambienti di questo genere si trovano inseriti in edifici pubblici (per esempio le taberne sul fondo dei portici dei fori) o privati, in genere aperti verso la pubblica strada, come al piano terra delle insulae (caseggiati a più piani), ma anche lungo le facciate delle domus.
Generalmente erano costituite da un unico ambiente, spesso coperto da una volta a botte. Potevano essere dotate di un mezzanino, accessibile da una scala interna e illuminato da una finestra sopra la porta. A volte servivano anche da abitazione per il commerciante-artigiano, che poteva vivere nel mezzanino, ovvero in un retrobottega. In altri casi mezzanino o retrobottega potevano servire da magazzino per le merci. A seconda delle attività che vi si svolgevano potevano essere dotate di vasche o banconi. Alcune (thermopolium) erano specializzate nella preparazione e nella vendita di cibi e bevande.
Specialmente se inserite negli edifici pubblici, potevano essere utilizzate anche per altri scopi (per esempio attività amministrative a contatto con il pubblico), come sembra per i numerosi ambienti che si aprono sulle strade interne, ma anche su ambienti interni, nei cosiddetti "Mercati di Traiano" a Roma, collegati al foro di Traiano.
La taberna era un'unità per la vendita al dettaglio nell'ambito dell'Impero romano, dove venivano svolte numerose attività commerciali e terziarie, comprese la vendita di cibi cotti, vino e pane[1].