Una difesa dell'aborto (A Defence of Abortion) è un saggio scritto da Judith Jarvis Thomson, pubblicato su Philosophy & Public Affairs nel 1971. Il testo tratta la questione bioetica dell'interruzione di gravidanza: partendo dal presupposto che il feto abbia diritto alla vita, la Thomson usa un esperimento mentale per sostenere che il diritto della donna incinta di controllare il proprio corpo e le proprie funzioni vitali prevarica il diritto alla vita del feto; per questo motivo l'aborto può essere considerato come moralmente accettabile.
Le tesi della Thomson hanno sollevato molte critiche sia da parte dei pro-choice che da parte dei pro-life[1], tuttavia il testo è tutt'oggi difeso[2] e usato come possibile giustificazione morale dell'aborto.
La metafora del violinista e le controverse conclusioni della Thomson hanno reso Una difesa dell'aborto probabilmente[non chiaro] "il saggio più largamente ristampato di tutta la filosofia contemporanea".[3]