Vittorio Emanuele III di Savoia

Vittorio Emanuele III di Savoia
Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d'Italia, fotografato da Mario Nunes Vais nel 1918
Re d'Italia
Stemma
Stemma
In carica29 luglio 1900 –
9 maggio 1946
(45 anni e 284 giorni)
PredecessoreUmberto I
SuccessoreUmberto II
Imperatore d'Etiopia
In carica9 maggio 1936 –
5 maggio 1941
PredecessoreHailé Selassié
SuccessoreHailé Selassié
Re d'Albania
In carica9 aprile 1939 –
27 novembre 1943
PredecessoreZog I
SuccessoreZog I (de jure)
titolo abolito
(Occupazione tedesca del Regno d'Albania) (de facto)
Nome completoVittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia
TrattamentoMaestà Imperiale e Reale
Altri titoliPrincipe di Napoli
Duca di Savoia
Conte di Pollenzo (1946-1947)
Altri
NascitaNapoli, Regno d'Italia, 11 novembre 1869
MorteAlessandria d'Egitto, Egitto, 28 dicembre 1947 (78 anni)
Luogo di sepolturaCattedrale di Alessandria d'Egitto (1947-2017)
Santuario di Vicoforte (dal 2017)
Casa realeSavoia
DinastiaSavoia-Carignano
PadreUmberto I d'Italia
MadreMargherita di Savoia
ConsorteElena del Montenegro
FigliIolanda
Mafalda
Umberto
Giovanna
Maria Francesca
ReligioneCattolicesimo
Firma
Vittorio Emanuele III di Savoia
Vittorio Emanuele III di Savoia fotografato in uniforme nel 1900

Primo maresciallo dell'Impero
Durata mandato2 aprile 1938 –
28 dicembre 1947[1]
ContitolareBenito Mussolini
Predecessorecarica creata
Successorecarica abolita

Dati generali
UniversitàScuola militare Nunziatella
Professionesovrano
FirmaFirma di Vittorio Emanuele III di Savoia

Vittorio Emanuele III di Savoia (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 11 novembre 1869Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) è stato Re d'Italia (dal 1900 al 1946), Imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1943), Primo Maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e Re d'Albania (dal 1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II.

Figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, alla nascita ricevette il titolo di Principe di Napoli, nell'evidente intento di sottolineare l'unità nazionale, raggiunta da poco.

Il suo lungo regno (46 anni) vide, oltre alle due guerre mondiali, l'introduzione del suffragio universale maschile (1912) e femminile (1945), delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale (1900-1922), la nascita e il crollo dello Stato fascista (1925-1943), la composizione della questione romana (1929), il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell'Italia unita e le maggiori conquiste in ambito coloniale (Libia ed Etiopia). Morì poco più di un anno e mezzo dopo la fine del Regno d'Italia.

A seguito della vittoria nella prima guerra mondiale venne appellato "Re soldato".

Detenne un ruolo fondamentale nella fine della neutralità italiana e nell'entrata in guerra durante la prima guerra mondiale, nell'affermazione del fascismo, nelle guerre coloniali e nell'entrata in guerra durante la seconda guerra mondiale, nell'esautoramento di Mussolini a cui seguì la fuga da Roma dopo l'armistizio del 1943. Nel 1946 compì un tardivo tentativo di salvare la monarchia abdicando a favore del figlio ed optando per un autoesilio in Egitto. In Italia gli odonimi a lui dedicati sono 409 e sono distribuiti in maniera difforme[3].

  1. ^ Titolo abolito de iure nel 2008, de facto nel 1946.
  2. ^ Ferma restando la genealogia dei Savoia, il tema della successione ad Umberto II come capo del casato è oggetto di controversia tra i sostenitori di opposte tesi rispetto all'attribuzione del titolo a Vittorio Emanuele piuttosto che a Amedeo: infatti il 7 luglio 2006 la Consulta dei senatori del Regno, con un comunicato, ha dichiarato decaduto da ogni diritto dinastico Vittorio Emanuele ed i suoi successori ed ha indicato duca di Savoia e capo della famiglia il duca d'Aosta, Amedeo di Savoia-Aosta, fatto contestato anche sotto il profilo della legittimità da parte dei sostenitori di Vittorio Emanuele. Per approfondimenti leggere qui.
  3. ^ (EN) Le strade dedicate a Vittorio Emanuele III, su wiki.openstreetmap.org, 16 dicembre 2020. URL consultato il 16 dicembre 2020.

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