Tubocurarina | |
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Nome IUPAC | |
7',12'-diidrossi-6,6'-dimetossi-2,2',2'-trimetiltubocuraranio | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C37H42Cl2N2O6 |
Massa molecolare (u) | 681,66 g/mol |
Numero CAS | |
Codice ATC | M03 |
PubChem | 6000 |
DrugBank | DBDB01199 |
SMILES | Oc7ccc1cc7Oc5cc6[C@H](Cc4ccc(Oc2c3[C@@H](C1)[N+](C)(C)CCc3cc(OC)c2O)cc4)[N+](C)(C)CCc6cc5OC |
Dati farmacocinetici | |
Legame proteico | 50% |
Metabolismo | rene (40%) |
Emivita | 80-120 minuti |
Escrezione | urinaria |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
pericolo | |
Frasi H | 301 |
Consigli P | 301+310 [1] |
La tubocurarina è un alcaloide naturale (benzilisochinolina ciclica) con emivita compresa tra gli 80 e i 120 minuti, che dà il proprio effetto in 4-6 minuti. Provoca un blocco neuromuscolare ed è il principale alcaloide del curaro[2].
Metabolizzata dal fegato, viene poi eliminata nelle urine.
Blocca i recettori nicotinici muscolari dell'acetilcolina (nAchR), bloccando così la trasmissione dell'impulso nervoso dal nervo al muscolo, che quindi resta paralizzato.
Viene utilizzata dagli indigeni dall'Amazzonia che avvelenano le frecce con un preparato a base di questa pianta. L'animale ucciso può essere mangiato in sicurezza, in quanto questo veleno non ha effetto se ingerito[3].
Introdotto negli interventi chirurgici per avere una migliore operabilità del malato, vengono ancor oggi utilizzati dei suoi derivati sintetici per l'anestesia generale e la terapia intensiva, per ottenere una migliore operabilità e gestibilità del malato.