Urianhaj | ||||
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Lingua | mongolo | |||
Religione | Buddhismo tibetano, Sciamanesimo | |||
Gruppi correlati | Oirati, Mongoli | |||
Distribuzione | ||||
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Urianhaj (in mongolo Урианхай), originariamente Uriyangkhai, anche Uriankhai, è un termine applicato a diversi gruppi etnici limitrofi. Il nome è menzionato svariate volte nella Storia segreta dei mongoli[2].
Nel XIII secolo Rashid-al-Din Hamadani li descrisse come un popolo che viveva estremamente isolato nelle foreste della Siberia in tende di corteccia di betulla e che cacciava con gli sci. Malgrado la somiglianza con il nome del famoso clan Uriyankhan dei mongoli, Rashid dichiara che non c'era una connessione[3].
Agli inizi del XVII secolo il termine urianhaj era un termine comune per tutte le bande disperse nel nord-ovest, sia che fossero in origine samoiedi, turchi o mongoli[3]. Nel 1757 la dinastia Qing organizzò la sua frontiera del remoto nord sotto una serie di vessilli urianhaj: Hôvsgôl Nuur Urianhaj, Tagnu Urianhaj, Kemchik, Salchak e Tozhu (tutti tuvani) e Altan-nuur Urianhaj[3] (popolo altaico). Un altro gruppo di urianhaj delle province del Bajan-Ôlgij e di Hovd, in Mongolia, erano chiamati Urianhaj Altaj. Un terzo gruppo di urianhaj mongoli era uno dei 6 tumen di Batmônh Dajan khan nella Mongolia orientale.
Una variazione di urianhaj era Uraanhaj (Ураанхай) un antico nome dei Sacha[4]. Il russo Pavel Nebolsin documentò intorno al 1850 il clan degli Urankhu, che erano calmucchi del Volga[5]. Un'altra variante del nome, Orangkae (오랑캐), era tradizionalmente usata dai coreani per riferirsi indiscriminatamente ai barbari che abitavano le terre del nord.