Empedocle (in greco antico: Ἐμπεδοκλῆς?, Empedoklês; in latino Empedŏcles; Akragas, tra il 484 e il 481 a.C – tra il 424 e il 421 a.C) è stato un filosofo e politico siceliota, vissuto nel V-IV secolo a.C. ad Akragas (oggi Agrigento)[1].
Appartenente all'età presocratica, la filosofia di Empedocle è conosciuta per la teoria cosmogonica dei quattro elementi, da lui chiamati "radici" (ριζώματα, rizòmata), accanto ai quali egli pose due ulteriori principi: Amore (Φιλότης), in grado di mescolarli, e Odio (Νεῖκος), responsabile della loro separazione. Influenzato dai pitagorici, Empedocle si oppose alla pratica del sacrificio di animali e alla loro uccisione a scopo alimentare; sviluppò anche una dottrina distintiva della reincarnazione. Aristotele lo indica come padre della retorica. È generalmente considerato l'ultimo filosofo greco ad aver messo per iscritto, in versi, le sue idee; tra i presocratici, le sue opere sono quelle che più di ogni altro autore sono sopravvissute. La morte di Empedocle, avvenuta in circostanze misteriose, forse per essersi gettato volontariamente nell'Etna,[2] è stata mitizzata dagli antichi scrittori ed oggetto di numerose opere letterarie.