Il Graal (scritto talora anche Gral) o, secondo la tradizione medievale, il Sacro Graal o Santo Graal, è la leggendariacoppa con la quale Gesù celebrò l'Ultima Cena e nella quale Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue sgorgato dal suo costato trafitto dalla Lancia del centurione romano Longino durante la crocifissione.[1]
Il termine si suppone derivi dal latino medievalegradalis o dal greco κρατήρ (kratḗr «vaso») e designa in francese antico una coppa o un piatto.[2] Il termine italiano corrispondente è gradale.[3][4][5]
Da un punto di vista simbolico, il Graal allude al possesso di una conoscenzaesoterica o iniziatica, che da un lato viene elargita gratuitamente da Dio, ma dall'altro comporta una conquista riservata a coloro in grado di accoglierne il mistero, degni dell'enorme potere magico in essa racchiuso.[6] Come sintetizzato da Étienne Gilson:
«La ricerca del Santo Graal è la ricerca dei segreti di Dio, inconoscibili senza la grazia.»
(Étienne Gilson, La mystique de la gràce dans la Queste del Saint Graal, in "Les Idées et les lettres", Parigi, Vrin, 1955, pag. 78)
^ Marie-Madeleine Davy, Cap. III, in Il simbolismo medievale, traduzione di Barbara Pavarotti, Roma, Mediterranee, 1988, pp. 259 e segg..
^Nel sud-ovest della Francia si usava il termine gardale, nella Svizzera romancia gral; nel catalano antico gradal-greala e nel castigliano antico grial. La variante provenzale-occitanica è grazal o grasal che s'incontra dalla metà del XII secolo e sopravvive nei dialetti neolatini come nel dialetto savoiardogrolla (Franco Cardini, Massimo Introvigne, Marina Montesano, Il Santo Graal, Giunti editore, 2006, pag. 26).
^Gradale, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'8 gennaio 2018.