Melammina | |
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Nome IUPAC | |
2,4,6-triammino-1,3,5-s-triazina | |
Nomi alternativi | |
triamminotriazina cianurammide cianurotriammide | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C3H6N6 |
Massa molecolare (u) | 126,12 |
Aspetto | solido bianco cristallino |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 203-615-4 |
PubChem | 7955 |
SMILES | C1(=NC(=NC(=N1)N)N)N |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g/cm3, in c.s.) | 1,573 |
Solubilità in acqua | 3 g/L (20 °C) |
Coefficiente di ripartizione 1-ottanolo/acqua | -1,37 |
Temperatura di fusione | 354 °C (627 K) |
Indicazioni di sicurezza | |
Punto di fiamma | 300 °C (573 K) |
TLV (ppm) | 10 mg/m³ |
Frasi H | --- |
Consigli P | ---[1] |
La melammina, o melamina (calco dall'inglese) è un composto eterociclico di formula C3H6N6. Rappresenta il trimero ciclico della cianammide (H2N-C≡N) e il suo scheletro ciclico è quello aromatico della triazina simmetrica, recante tre sostituenti amminici sugli atomi di carbonio; il suo nome sistematico è quindi 2,4,6-triammino-1,3,5-s-triazina.[2]
Il contenuto di azoto in questa molecola è elevato, pari al 67% in massa, come del resto nella cianammide. La melammina è importante come materia prima per la produzione per la realizzazione di polimeri.[3] La melammina infatti, insieme alla formaldeide, è la materia prima per la preparazione delle resine melamminiche, resine termoindurenti frequentemente utilizzate per la produzione di stoviglie e contenitori da cucina, e frequentemente denominati col nome del monomero (piatti di melammina, vaschette di melammina eccetera).
La melammina fu scoperta nel 1834 da Liebig, ma il suo utilizzo industriale iniziò solo a partire dal 1940.